Otre la mole debitoria, ad agitare le acque dell’Alto Calore arriva l’inchiesta giudiziaria della Procura di Avellino. Corsi di formazione eseguiti, secondo le accuse solo sulla carta, ma soldi veri, quelli distratti in favore delle società, che tra il 2019 e il 2021, avevano organizzato e progettato i percorsi di aggiornamento professionale per l’Alto Calore.
Le indagini che hanno portato la Procura di Avellino a chiedere ed ottenere due misure interdittive nei confronti dell’amministratore unico di Alto Calore Spa Michelangelo Ciarcia e per un addetto alla segreteria d sulla base delle indagini dei militari delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Avellino, agli ordini del colonnello Salvatore Minale.
L’impianto di Cassano, infatti, è stato ceduto alla Regione su decisione della presidenza dell’Alto Calore per sollevare l’ente di Corso Europa dai costi di gestione dell’ente, che ammontano ad oltre 1 milione e 100mila euro annu, per la sola energia elettrica e ad ulteriori 700mila euro circa all’anno tra personale, manutenzioni, riparazioni condotte, materiali, clorazione e analisi di laboratorio. Con la centrale di Cassano e i relativi serbatoi e acquedotti della Normalizzazione, Ramo orientale e centrale, sono stati trasferiti anche i punti di prelievo dell’energia elettrica a servizio della sorgente del Baiardo di Montemarano e della stazione di rilancio di Zingara Morta a Pontelandolfo. Naturalmente, il passaggio degli impianti ha comportato da parte di Alto Calore l’acquisto all’ingrosso della quota di acqua prima prelevata a Cassano e Serrapullo attraverso il concessionario Acqua Campania. La cessione da parte dell’Alto Calore di cedere le sorgenti di Cassano e Montemarano alla regione rappresentano una parte significativa del prezioso patrimonio di opere e sorgenti confluite nel sistema di grande adduzione primaria. Una rete di opere sorgenti ed infrastrutture dal valore per cui l’affidamento di gestione, tramite gara, equivale a ben 138 milioni di euro, su cui sarebbero pronti a concorrere per ottenerne la gestione colossi come Suez, Italgas e Acea mettendo in un angolo la gestione pubblica delle risorse idriche. A novembre del 2023 è scaduto il contratto con Acqua Campania Spa, che finora ha gestito le infrastrutture idriche campane. E ora la Regione prepara il bando, con la benedizione del governatore campano De Luca, il silenzio dei consiglieri regionali e sindaci irpini, per gestire una parte della grande adduzione in Campania che fa gola a tante multinazionali private.