E’ l’ingerenza degli Stati Uniti nella politica e negli affari interni Italiani attraverso i documenti desecretati di diplomatici, servizi di intelligence, Dipartimento di Stato, Casa Bianca, interviste, articoli a emergere con forza dal volume di Raffaele Romano “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”, presentato ieri alla libreria Mondadori. A moderare il dibattito Pasquale Luca Nacca presidente dell’associazione “Insieme per Avellino e l’Irpinia”. Tanti gli spunti di riflessione emersi dagli interventi del giornalista Fiore Carullo, dello storico Ottaviano De Biase, fresco di riconoscimento tra i dieci finalisti del premio Camaiore. A interpretare i brani l’avvocato Elisabetta Iannaccone. Romano ha posto l’accento sui rapporti tra Pci italiano e Stati Uniti, già a partire dal 1970, con incontri costanti con Luciano Barca, Giorgio Amendola, Sergio Segre, Alfredo Reichlin, Giuseppe Boffa, Giorgio Napolitano, per ribadire come dietro Tangentopoli e il caso Moro ci fu la direzione degli Stati Uniti che entrarono negli affari interni della politica italiana. Romano cita due interviste di Steve Pieczenik, delegato dell’amministrazione americana nella commissione nominata da Cossiga per “gestire” il sequestro Moro, nelle quali sottolineava di aver lavorato contro la liberazione di Moto, affermando che “la fragile democrazia italiana non avrebbe assorbito il colpo”. Era perciò necessario insistere nella politica della “fermezza“. Ha sottolineato più volte come il libro non è per niente anti americano e/o anti, ma nasce solo dalla volontà di evidenziare gli errori commessi dalla politica italiana, nel dopoguerra, sulla mancanza di una rotta nella gestione degli affari interni ed esteri.