Quattro sindaci si oppongono ma si prepara l’aumento delle tariffe per l’acqua. Mentre Alto Calore, che evidentemente si appresta al traguardo della privatizzazione, la protesta dei cittadini avanza. Sarebbe come dare il colpo di grazia alle tante comunità che, da anni, sono alle prese con l’emergenza idrica.
Il consiglio distrettuale dell’Ente Idrico Campano (EIC) ha approvato l’aumento delle tariffe. Il trenta per cento in più per un servizio che non c’è. Il rincaro, che si aggira intorno al 30 per cento, spalmato su tre anni. I sindaci che hanno votato a favore sono stati undici, votato favorevolmente da 11 sindaci, 2 astenuti e 4 contrari. Questi ultimi che si sono opposti al provvedimento sono Paolo Spagnuolo, sindaco di Atripalda e Marcantonio Spera, sindaco di Grottaminarda, Musto, sindaco di Pietradefusi, Michele Vignola, ex sindaco e voce critica storica della gestione Alto Calore. Hanno giudicato”irragionevole” l’aumento.”I cittadini hanno altre bollette da pagare hanno detto – e sono già gravati da bollette elevate e da un servizio spesso inefficiente”. Una gestione”disastrosa”, quindi, che non giustifica gli aumenti.
Le perdite idriche, attualmente, sono più del 50%, infrastrutture obsolete, continui guasti e interruzioni. Allora come si fa? Invece di piani definitivi arrivano le bollette più care. Anchebi Comitati che, da mesi, ormai stanno lottando, e non si sono ancora arresi, sottolineano come l’acqua è un bene comune e una famuglia una famiglia media di quattro persone potrebbe arrivare a pagare oltre 100 euro al mese.
“Uniamoci per l’Acqua” ha chiesto la sospensione immediata del provvedimento, denunciando:
L’assenza di un piano dettagliato di investimenti. La mancanza di trasparenza sui costi e sulle penalità ARERA. Il rischio che i cittadini paghino per errori gestionali e debiti accumulati
Anche il consigliere regionale Vincenzo Ciampi (M5S) ha tuonato contro l’aumento, definendolo “una cambiale in bianco” e invitando i sindaci a non partecipare al voto, per non legittimare una decisione che penalizza i cittadini.
La frase “cornuti e mazziati”è diventata 1 il simbolo di una comunità che si sente tradita. Non solo il danno economico, ma anche la beffa di vedere i propri rappresentanti locali votare a favore di un provvedimento che sembra ignorare le difficoltà quotidiane delle famiglie.