“Scrivere poesia significare dare voce a un dolore ma bisogna innanzitutto avere il coraggio di accoglierlo”. Spiega così la scrittrice Emilia Cirillo come nascano i versi della sua prima raccolta poetica, Arsura, edita da Terebinto, presentata questo pomeriggio all’Angolo delle storie nel corso di un incontro moderato da Gianluca Amatucci. “Ciascuno di noi – racconta Emilia – attende una pioggia di salvezza, spera che l’arsura scompaia, che le crepe si ricompongano, che l’acqua guarisca le ferite e che tutto torni in equilibrio. Ma sappiamo bene che l’equilibrio non potrà più essere lo stesso di prima. Malgrado ciò andiamo alla ricerca di una nuova salvezza a cui aggrapparci”. Ricorda come “Per stare al mondo bisogna avere forza, una forza che deve arrivare innanzitutto da dentro di sè. Ecco perchè mi sforzo di cercare in me ragioni di speranza”. Spiega come le poesie sono come “immagini che risuonano dentro di me, lampi che attraversano mente e corpo. Questi versi nascono quasi da soli, come una sorta di medicamento, durante un’estate di arsura, in cui mi sembrava che tutti i fiumi fossero in secca, le terre spaccate e tutto fosse destinato a svanire o distruggersi”. Spiega come “Sono stati i consensi ricevuti dopo la pubblicazione di qualche testo su Facebook a convincermi a pubblicare i miei versi. Continuo a sentirmi soprattutto un’autrice di prosa anche se ho letto tanta poesia, da Montale a Ungaretti fino a Sbarbaro, Cappello e Dickinson”. E ribadisce come la letteratura debba sempre avere una funzione civile, che si tratti di prosa o poesia “ciascuno è chiamato a fare la propria parte di fronte a una politica non all’altezza”.
Clarice Spadea parla di una poesia che è specchio della vita emotiva dell’autrice, viaggio nei meandri dell’anima, strumento prezioso per affrontare insicurezze e sofferenze “Scrivere poesia significa non solo mettere in versi le emozioni ma è un percorso psicologico che aiuta ad acquisire consapevolezza delle proprie paure e sofferenze. Poiche se è vero che la malinconia “è il sentimento dominante nella raccolta, già il porsi la domanda su se si riuscirà a superare la notte significa avere consapevolezza della possibilità di uscire dall’ombra. E persino di fronte alla barca arenata è possibile guardare la luce dell’orizzonte. E’ come se, attraverso i suoi versi, Emilia avesse trovato una forza che non sapeva di avere”. Si sofferma, infine, sui tanti messaggi positivi che emergono dal volume, “a partire dall’amore per il marito Tonino, scomparso troppo presto e per i figli. Anche da ciò deriva la speranza”. Fino all’omaggio a un’amica come Franca Troisi a cui Emilia dedica versi bellissimi “Finisce sempre troppo presto/anche se credi all’infinito/a quella specie di gassa/che astratta racchiude un punto toccato da una retta/una linea fluttuante/un colpo di frusta vibra e mai si posa”. Rossella Tempesta pone l’accento sull’asprezza dei versi e sulla sensibilità di cui si fa espressione la raccolta “Emilia è una poeta autentica, la poesia è un linguaggio che le appartiene non meno della prosa ed è come se il corpo femminile fosse sempre presente nei suoi testi”. Poichè “La poesia è la forma più nuda di letteratura e il poeta non è mai un fingitore”.