Esprime solidarietà ai colleghi e auspica “un confronto equilibrato”, l’avvocato Gaetano Aufiero, presidente della Camera Penale di Avellino che così commenta l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni suoi colleghi tra cui l’avvocato Carlo Taormina a cui la Procura di Napoli contesta l’accusa di corruzione in atti giudiziari nell’ambito del processo, conclusosi di recente ad Avellino, sulla presunta gestione illecita delle aste.
“Sono stato, e tuttora sono, – continua Aufiero – impegnato quale difensore di alcuni avvocati nel processo celebrato innanzi al Tribunale di Avellino riguardante la gestione delle aste giudiziarie e il presunto coinvolgimento nelle procedure esecutive di un’organizzazione criminale.
Sono, dunque, un avvocato di quel processo esattamente come l’avvocato Taormina e come diversi altri difensori, e nella mia qualità ho appreso di un’indagine condotta dal pubblico ministero della Dda di Napoli proprio parallelamente alla celebrazione del dibattimento e riguardante talune testimonianze rese proprio nel corso del processo. Anzi, proprio durante la celebrazione del processo si apprese che due avvocati erano stati formalmente indagati ed interrogati dal PM dott. Woodcock ed uno dei due, l’avv. Nicola D’Archi, difensore di uno degli imputati, opportunamente decise di rinunciare alla difesa del proprio assistito al fine di meglio chiarire la sua posizione e di evitare ambiguità.
Nulla si sapeva, invece, dell’avv. Taormina e di una sua eventuale iscrizione nel registro degli indagati. Leggo la nota dell’Avv. Taormina, – aggiunge – che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente proprio nel corso di quel processo ad Avellino, e mi sento di esprimergli la mia assoluta solidarietà nella certezza che, come da lui stesso invocato, sarà quanto prima chiarita la sua assoluta estraneità e la limpidezza del suo operato professionale.
Intendo, però, esprimere solidarietà anche ai colleghi Perillo e D’Archi, che sono due ottimi e stimati colleghi che conosco personalmente, e alla collega Provvido, che invece non conosco personalmente, aggiungendo che io non li avrei citati in un comunicato diramato agli organi di stampa, perché sono e resto convinto che la difesa migliore è esercitata all’interno dei palazzi di giustizia in un equilibrato confronto con la competente Autorità Giudiziaria, esattamente come fatto dall’avv. D’Archi e da altro avvocato coinvolti dall’indagine della Procura Napoletana”.
“Ovviamente, – conclude il presidente della Camera Penale di Avellino – le denunce possono e devono essere presentate se si ritiene che ne sussistano i presupposti, ma a mio avviso non vanno annunciate o anticipate agli organi di stampa soprattutto se c’è ancora un’indagine in corso. Si resta, evidentemente, in attesa della conclusione dell’indagine di cui non conosco tutti i dettagli se non quelli resi pubblici durante il processo dallo stesso PM dott. Woodcock, e personalmente non posso che augurarmi che sia e sarà accertata l’irreprensibilità della condotta di tutti gli avvocati professionalmente interessati in una vicenda giudiziaria molto complessa e delicata”.