Sono 78 milioni in tutto il mondo, in provincia di Avellino, invece,778. Dagli ultimi dati, settembre 2024, dell’istituto Nazionale Psichiatria dell’infanzia. Lo spettro dell’autismo non colpisce solo i bambini, ma anche adulti ed anziani ne devono fare i conti quotidianamente. Sorretti da famiglie, da personale specializzato volontario e da associazioni, gratuitamente che li fanno sentire meno soli. E li aiutano con progetti di inclusione e autonomia. Che richiedono tempo ma, comunque, risultano importanti.
Una fondazione nazionale “I bambini delle Fate” ed una associazione,”Insieme si può-Sarno”, lavorano con dottori e volontari anche in Irpinia. Come, ad esempio, la dottoressa Danila Rubino, analista del comportamento certificato, di Cre.Aba. Proprio in questi giorni sta lavorando ad in progetto,”Casa e autonomie”, rivolto ai ragazzi dai nove ai 18 anni.”Insegniamo loro le autonomie di base e di vita quotidiana”. La Cre.Aba è una società di servizi che si occupa, principalmente, di analisi applicata del comportamento dei bambini, e ragazzi, ai quali è stato diagnosticato l’autismo. Dal 2016,”dove c’è necessità di supporto-continua Rubino-. In tutti i contesti quotidiani del bambino: a casa, a scuola, dove c’è necessità”. Con le associazioni presenti sul nostro territorio,” facciamo progetti nei laboratori che, poi, creiamo tutti insieme”.
Ad esempio uno,”Con il vento in faccia”, ha insegnato ad andare in bicicletta i ragazzi con difficoltà motorie. Accompagnati da altri”normodotati”, si sono divertiti. E, allo stesso tempo, è servito”ad uscire fuori dal guscio”. A stare in compagnia, cioè, di quelli della stessa età.”Oppure Autoteatranti-prosegue la giovane dottoressa-che li ha aiutati a stare in contatto con il pubblico”. O ancora quello in cui, ragazzi di 18 anni, servivano ai tavoli delle pizzerie. Esperimento fatto a Grottaminarda.
L’intervento della Cre.Aba è “sulla programmazione di obiettivi individualizzati per ogni singolo ragazzo. E di gruppo”. È un processo difficile da gestire?”Graduale e nemmeno semplice. Ma possiamo farlo perché l’analisi del comportamento ci permette di definire di definire obiettivi e programmi per ogni singolo bambino”. Un altro ragionamento, invece, è quello dell’inclusione e dell’accettazione dell’altro. Che dovrebbe riguardare anche, e sopratutto, noi. “Quelle parole, come le intendiamo noi-risponde l’analista di Cre.Aba – significano inserimento del ragazzo con difficoltà in un contesto che richiede partecipazione attiva e risposte osservabili e misurabili”.
L’inclusione, aggiunge ancora la dottoressa Rubino,”richiede la partecipazione attiva, coinvolgimento, progetti e un ambiente che deve essere a misura del ragazzo”. Anche se, qualcosa, rispetto a nemmeno ta to tempo fa qualcosa è cambiato.”In meglio-sottolinea Rubino-. Anche se, ancora oggi c’è qualche pregiudizio e stereotipo che resistenza. Abbiamo, ovviamente, ancora tanta strada da percorrere in questo senso. Sopratutto con l’informazione e la formazione possiamo offrire qualcosa di diverso”.