Per realizzare un solo piano per un solo territorio la Conferenza Operativa dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale lancia la copianificazione permanente con enti locali e territoriali.
Mitigare e gestire il rischio alluvioni, per un aggiornamento sulle attività svolte per la realizzazione del progetto di Piano Stralcio di Bacino del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale per l’Assetto e per la valutazione del nuovo testo normativo: è l’invito del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino, Vera Corbelli, sulla scorta del Piano che identifica la Calabria quale area pilota per questo nuovo approccio di pianificazione.
Il Piano e il nuovo testo normativo predisposto, è orientato alla Gestione del Rischio, facendo riferimento all’adozione di misure non strutturali, alla copianificazione con gli Enti territoriali, prevedendo il Parere dell’Autorità sugli interventi strategici e sui Piani urbanistici, la pubblicazione dei tiranti e delle velocità massime per tempo di ritorno e associando a tutto questo procedure snelle e rapide per il rilascio delle autorizzazioni da parte degli Enti Competenti sugli interventi edilizi e sugli strumenti attuativi della pianificazione urbanistica.
Contestualmente, il Piano fornisce indirizzi generali per la redazione dell’analisi e dello studio idrologico ed idraulico di compatibilità, indirizzi per la progettazione delle opere per la mitigazione e la gestione del rischio idraulico, indirizzi generali per la progettazione degli attraversamenti aerei delle infrastrutture all’intersezione col reticolo idraulico, oltre che “Linee Guida per la Valutazione Puntuale del Rischio Quantitativo “.
Tammaro Chiacchio, già docente di Diritto Amministrativo e consulente dell’Autorità, ha tra l’altro spiegato che in questo percorso “Il Piano non è più mera interdizione, ma al contrario è finalizzato alla ricerca della compatibilità della trasformazione del territorio, assumendo come riferimento la copianificazione permanente fra istituzioni pubbliche; l’Autorità non cala norme dall’alto, ma le condivide con le autonomie locali. I modelli pianificatori delle Regioni sono stati traslati nelle norme di attuazione. Si è puntato a costruire norme di salvaguardia per proteggere persone e beni dal rischio ed evitare di ingessare il territorio, con la condivisione come base di partenza.”
Riperimetrate aree a rischio frana in Campania e Basilicata
Tra l’altro, la Conferenza Operativa ha definitivamente approvato la riperimetrazione di aree a rischio frana previste dai vigenti PAI, in 9 comuni, in alcuni casi con incremento delle superfici classificate a rischio frana, in altri con decremento delle superfici, su richiesta degli enti locali.
In Regione Campania la riperimetrazione ha riguardato i territori di 6 comuni: Apice (incremento aree a rischio), Bonito (incremento aree a rischio), Gesualdo (incremento aree a rischio), Monte di Procida (decremento a rischio), Caselle in Pittari (incremento aree a rischio), Novi Velia (incremento aree a rischio).
Inoltre, in Regione Basilicata, sono state riperimetrate le aree a rischio frana nei comuni di Toppe (decremento aree a rischio), Vaglio Basilicata (decremento aree a rischio) e Ferrandina (decremento aree a rischio).
Approvazione dei Criteri generali e specifici per le istruttorie degli interventi a valere sul Fondo per il contrasto al consumo di suolo (D.M. 2 del 2 gennaio 2025).
A seguito della pubblicazione del Decreto Interministeriale n. 2 del 2 gennaio 2025, sono state definite le procedure tecniche e amministrative per la predisposizione di un programma di interventi di rinaturalizzazione dei suoli degradati o in via di degrado in ambito urbano e periurbano, con il fine di contrastare il consumo del suolo e avviare azioni di “ripristino” delle superfici di suolo compromesso, riducendo le pressioni a cui le stesse aree sono sottoposte. Il fondo all’uopo istituito con la L. n. 197/2022 ha reso complessivamente disponibili, per le 7 Regioni ricomprese nel territorio del Distretto dell’Appennino Meridionale, circa 50 milioni di Euro, risorse che saranno trasferite ai Comuni sulla base di graduatorie di proposte progettali conseguenti a specifiche valutazioni amministrative e tecniche da parte delle Regioni, Autorità di Bacino e Ministero dell’Ambiente.
In tale contesto, per le valutazioni dei progetti di rinaturalizzazione dei suoli degradati, l’Autorità di Bacino su richiesta del Ministero dell’Ambiente ha definito criteri specifici da affiancare ai criteri generali definiti dal MASE riguardanti la verifica di compatibilità delle proposte rispetto alle previsioni della pianificazione di Bacino e di Distretto vigente (Piano di gestione delle Acque, Piano di gestione del rischio di Alluvioni, Piani stralcio di Assetto Idrogeologico), e la compatibilità con gli effetti di mitigazione della pericolosità/rischio idrogeologico. Un aspetto fondamentale rimarcato nei criteri predisposti riguarda in particolare il concetto di compatibilità dell’intervento di rinaturalizzazione, che è da intendersi riferita agli obiettivi generali e specifici previsti dai Piani di riferimento, nonché a misure e interventi prioritari della pianificazione di bacino rispetto ai quali l’intervento proposto svolge un’azione sinergica.