La città di Avellino abbraccia il dolore di Gaza, chiede il cessate il fuoco immediato, poichè non è più possibile stare più a guardare. E’ una folla che fa sentire la sua voce con forza con un sit in partecipato, con striscioni e appelli carichi di emozione e rabbia. Sono giovani e meno giovani, famiglie con i loro bambini. “Non è più rinviabile il riconoscimento dello Stato di Palestina. I tentennamenti del nostro governo sanno di complicità con le pratiche criminali di Netanyauh. Come è possibile che la Meloni che si dichiara una madre cristiana sia insensibile al grido di dolore delle madri di Gaza? Penso alla donna che ha perso nove figli solo pochi giorni fa. Ci troviamo di fronte a un genocidio, alla distruzione di scuole e ospedali, di fronte ai quali non possiamo stare a guardare” spiega Roberto Montefusco di Sinistra Italiana. Sottolinea l’importanza che “questa piazza oggi non sia rimasta insensibile al grido di sofferenza che arriva dalla Palestina. Dobbiamo trasformare il dolore in una lotta politica per ribadire che siamo tutti con quel popolo”. E chiama alla partecipazione alla manifestazione di Roma del 7 giugno. “Chiediamo il cessate il fuoco in una giornata dal forte valore simbolico come quello della festa della Repubblica che celebra i diritti. C’è un popolo che chiede di essere riconosciuto mentre viene bombardato. Chiediamo un’azione forte alle istituzioni, che l’Europa interrompa le relazioni diplomatiche con Isreale, che il nostro governo interrompa l’export di armi e riconosca lo Stato della Palestina. Un atto simbolico forte che chiediamo anche al Comune di Avellino” ribadisce Claudio Petrozzelli e ricorda come questa manifestazione non abbia bandiere politiche “Sono oltre 25 le associazioni che hanno aderito, non ci sono leader, siamo tutti uniti nel segno della pace”. Antonio Aquino, consigliere dei 5 Stelle, pone l’accento sull’ordine del giorno presentato in Consiglio Comunale di riconoscimento dello Stato di Israele “Non c’è altra strada che prendere posizione, attuare sanzioni nei confronti di Israele come è accaduto con la Russia”.
Francesca Pesce di Arci, Rosanna Sirignano, esperta di cultura araba, Antonio Liuzzi dei Giovani Comunisti, Antonio Soldi del Collettivo Studentesco parlano di un colpevole ritardo “Ci sono voluti 50.000 morti e 75 anni di occupazione perché la gente si accorgesse di quello che sta accadendo. E’ un ritardo colpevole e inaccettabile”. Davide Perrotta di Libera chiede di essere testimoni di memoria ” Assistiamo a un genocidio inammissibile, dobbiamo ricostruire il movimento pacifista e promuovere una battaglia civile in cui ciascuno è chiamato a fare la sua parte per mettere alle strette Netanyahu”. Antonio Marzio Liuzzi ricorda come le responsabilità non siano solo dell’attuale governo “Da 75 anni gli israeliani perseguono l’obiettivo di cancellare i palestinesi dalla faccia della terra. Non c’è altra strada che il boicottaggio di tutte le aziende che hanno rapporti con Israele, di fronte a uno Stato che impedisce persino l’ingresso degli aiuti umanitari”. E bacchetta l’ipocrisia di chi solo oggi ha il coraggio di scendere in piazza. Antonio Soldi ricorda il silenzio sui detenuti palestinesi, le complicità dei passati governi italiani, sottolinea come i palestinesi continuino ad essere esclusi dalle decisioni internazionali che li riguardano. Tanti anche agli appelli al mondo della scuola perché faccia sentire la sua voce. Rosanna Sirignano parla della necessità di decolonizzare, mettere in discussione pregiudizi e preconcetti frutto dell’identità occidentale. Un appello alla pace, a mobilitarsi rilanciato anche da Cristian Coduto di Apple Pie Arcigay e da Alfredo Cucciniello delle Acli. In piazza, insieme a sindacati e associazioni, da Cgil a Controvento e Legambiente, anche esponenti di partiti e consiglieri comunali, da Antonio Gengaro e Nicola Giordano ad Enza Ambrosone e Antonio Aquino, da Nello Pizza a Gerardo Capodilupo del Pd a Sara Spiniello dei 5stelle e Costantino D’Argenio di Rifondazione.