Perimetro della coalizione, candidato sindaco, visione della città e futuro della provincia. Questi sono i temi sui quali si è interrogato Sinistra Italiana con la partecipazione di altri componenti del Campo Largo che si sta formando in vista delle elezioni amministrative di Avellino del prossimo anno.
Una formazione che si intravede, ma che è tutt’altro che definita, come si evince dalle parole del “padrone di casa” Roberto Montefusco, coordinatore provinciale di Si: “Vogliamo portare un ulteriore contributo tra le forze del campo progressista. Da mesi stiamo portando avanti uno sforzo per creare un’alternativa. Abbiamo ancora dei nodi da sciogliere, rispetto al perimetro della colazione e ai criteri di scelta del candidato sindaco. Troppe volte si è immaginato che con una sommatoria di sigle si potessero vincere le elezioni, ma non è così. Siamo di fronte a una questione di chiarezza politica, senza mettere veti. Vogliamo chiarezza sulla collocazione politica, dato che Italia Viva ha appoggiato il centrodestra per la candidatura di D’Agostino e oggi aderisce al centrosinistra“.
Anche le parole del consigliere regionale in quota Movimento Cinque Stelle Vincenzo Ciampi ricalcano una cautela politica: “Stiamo portando avanti un percorso per capire se sussistono le condizioni per la costituzione del campo largo. Sulle amministrative dobbiamo confrontarci sull’idea di città e su quello che vogliamo fare. Se si trova l’accordo su questi punti sono ottimista, se poi la vogliamo caratterizzare quasi fossero le elezioni politiche, stiamo perdendo tempo. Il perimetro può contenere al suo interno tutte quelle forze politiche che condividono il programma sulla città. Ad esempio, sui servizi essenziali siamo tutti per una gestione pubblica? Italia Viva c’è su questo punto? Adotterei come metodo questo sistema“.
Ma è il Partito Democratico il vero punto interrogativo di questa coalizione, come sottolineato da Amalio Santoro di SiPuò, che muove una critica ai dem irpini: “Nel Pd si é scatenata una guerra fra bande, a partire da Irpiniambiente. Buonopane é una sorta di presidente amico e non si sa a chi risponde. A dicembre saremo di fronte ad elezioni – il rinnovo del consiglio provinciale – per quote, ognuno si organizza la propria rappresentanza. La questione Avellino é delicata, perché dovremo provare a fare meglio. Non lo fa l’ente Provincia, non lo fa la Regione. Quindi l’iniziativa spetterebbe al capoluogo dove siamo finiti nelle mani di questo soggetto un po’ carnevalesco – Festa, ndr -. C’é una regressione su questioni essenziali. Questo civismo un po’ popolaresco“.
Sulla scelta del candidato sindaco, Santoro è netto: “Se si vuole giocare a cercare con la lanterna il nuovo e l’inedito che non c’è stiamo prendendo solo tempo. Non siamo ossessionati dal tempo, va considerato ma non ci può stritolare, per non sprecare un’altra occasione e costruire una prospettiva ragionevole di futuro“.
Enza Ambrosone, riferimento al tavolo del Pd, respinge le accuse e lancia la volata mettendo in guardia gli alleati dal peggior nemico, sé stessi: “Siamo alla fine di un percorso. Abbiamo cominciato più di un anno fa e ci siamo ritrovati per ragionare della città di Avellino. Le votazioni del capoluogo hanno una cifra politica, che arrivano dopo cinque anni dove la politica é scomparsa. Non ho apprezzato l’attacco gratuito al PD, siamo tra pari e al Pd deve essere riconosciuto il ruolo di un grande partito. Noi siamo fermamente convinti della necessità di stare insieme su di un grande progetto, sulle cose. Come recuperare il consiglio comunale, non più luogo di decisioni e discussioni nel merito. Le decisioni vengono prese altrove e non si sa dove, con chi e perché”.
“Un campo progressista – aggiunge Ambrosone – non fa i casting, ma parte su di un’analisi puntuale sui temi cruciali per la città. Questo lavoro che abbiamo seminato deve arrivare a un punto di sintesi in un tempo ragionevole. Sulla presidenza della provincia ci siamo ritrovati come campo largo. Noi come PD ci presenteremo a dicembre con una nostra lista e siamo disponibili con quelle forze che vogliono dialogare con noi. Il punto politico dirimente é la coesione e di giocarci la partita. I nostri peggiori nemici siamo noi stessi“.