Una mattinata particolare all’Istituto Amabile per ricordare l’agente della Polizia Penitenziaria ucciso davanti alla sua abitazione nel febbraio del 1993, lasciando moglie e figli e soprattutto senza che, a distanza di trentuno anni, ci sia la verità su quella morte. Un anno fa circa il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo si era impegnato a “riaprire” il caso Campanello. Ovviamente se ci sono indagini aperte resta coperto da segreto istruttorio, la speranza che ci possa essere però una svolta c’e’ sempre, viene coltivata insieme alla memoria. E si sono confrontati sulla figura di Pasquale Campanello, poliziotto penitenziario ucciso nel febbraio 1993 a Mercogliano, “un eroe civile” come ha scritto nella locandina di presentazione dell’evento la dirigente scolastica dell’istituto avellinese, Antonella Pappalardo, che insieme alla referente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati di Avellino Maria Rita Martucci, impegnata proprio nella formazione degli studenti e ai rappresentanti di Libera Avellino, Davide Perrotta e Stefano Pirone, ha voluto il confronto tra gli studenti e Antonietta Oliva Campanello, vedova del poliziotto ucciso, il capo della Mobile Ingenito ed il sostituto procuratore Luigi Iglio.
Particolarmente toccante è stato l’intervento di Antonietta Oliva, vedova di Pasquale Campanello, che ha condiviso con il pubblico il suo dolore trasformato in un messaggio di speranza.“Il mio intento è sempre lo stesso: raccontare e condividere questo dolore affinché tragedie simili non si ripetano mai più. Credo che Pasquale possa essere, mai come in questo momento di grandi fragilità, un esempio per i giovani”, ha dichiarato Antonietta Oliva. Un messaggio forte, che sottolinea l’importanza di preservare la memoria e il valore del sacrificio.
La preside dell’istituto, Antonella Pappalardo, ha spiegato le motivazioni alla base dell’iniziativa, sottolineando l’importanza di percorsi concreti di consapevolezza civica. “È facile ricordare nomi celebri come Falcone e Borsellino, ma le vittime delle nostre terre sono spesso meno note. È fondamentale che i giovani comprendano che un delitto non è solo il dramma di un momento o di una famiglia. Questi eventi colpiscono profondamente anche le forze dell’ordine e gli inquirenti, lasciando dolori che si protraggono nel tempo”, ha affermato Pappalardo.
Volete un giorno da leoni o mille da pecora, un po’ come si chiedevano nel famoso dove erano 100 i giorni?”. E quello che chiede della squadra mobile Aniello ingenito che chiarisce che è sempre una questione di scelte. “Stare dalla parte giusta, come Pasquale Campanello, che non sappiamo ancora da chi e’ stato ucciso, ma sappiamo di certo che stava dalla parte giusta o scegliere pochi attimi di ricchezza e la prospettiva di una vita infima? Quando andiamo a casa a perquisire questi giovani, perché non sono tutti narcos che guadagnano milioni di euro, la maggior parte dei casi per gli spacciatori di sostanze stupefacenti, noi troviamo case che sono dei tuguri, per quanto ostentano una vita bellissima, invece hanno delle abitazioni non corrispondenti agli abiti, agli orologi o a quello che ostentano. Sara’ una vita ricca di pochissimi anni” La droga e’ ormai il vero business della criminalita’: “Il fenomeno c’è, inutile negarlo, a partire dalle droghe leggere che leggere non sono. Ormai i mercati si sono allargati, perché oggi si possono compare anche via web”. Importante e’ scegliere. Ma anche guardare ad un territorio che per quanto diverso da altre realta’ piu’ gtandi anche in Campania, non e’ certo immune: “Guardatela sempre con occhi più maturi, non è detto che non è attaccata dalla criminalità organizzata. Criminali di trasferta. Spacciatori che cercano di far diventare una piazza alcune aree della città” . Ma quali sono i segnali a parte della droga, quella sorta di “spie” della possibile “progressione criminale” di cui devono temere i ragazzi.
Quando gli viene chiesto, il pm della Procura della Repubblica di Avellino Luigi Iglio non ha esitazioni: “oltre alla droga, che porta tanti rischi come quando viene tagliata male, con acidi o come ha spiegato prima il dottore Ingenito, altro fattore può essere semplicemente collegato a quei fenomeni prevaricatori che io definisco “mafiosi”, vi assicuro senza esagerare. Perché anche dal solo imporvi di lasciargli il posto libero in un locale, avvalendosi della loro fama, potrebbe derivare una “progressione criminosa” che poi porta a chiedere una somma per la protezione del locale e danneggiarlo in caso di mancata ottemperanza”.