Il ventuno marzo scorso, giorno dell’equinozio di primavera, si è tenuta, al secondo piano del palazzo Vescovile, una conferenza su una reliquia cristiana conservata da centinaia d’anni nel Duomo della nostra città.
Essa fu donata da Carlo I d’Angiò che, divenuto re di Sicilia, nel 1226 giunse a Napoli portando con sé alcune spine staccate dalla corona, che fu poi posta sul capo di Nostro Signore Gesù durante la flagellazione.
A Napoli il re donò le spine ad alcune chiese e monasteri del suo nuovo regno e, tra queste, c’era anche il Duomo di Avellino.
Il convegno, organizzato dal Dr. Raffaele Iandoli, già dermatologo dell’Ospedale “Moscati”, è stato aperto dal Presidente dell’Accademia dei Dogliosi, prof. Fiorentino Vecchiarelli.
Nel suo successivo intervento, il Dr. Iandoli ha illustrato la storia della “Corona di Spine”, fina da quando fu posta sul capo di Gesù, così come descritto dai Vangeli, e a quando fu ritrovata da Elena (nel 310), madre dell’imperatore Costantino, che poi diverrà Santa.
La corona, ha raccontato sempre il Dr. Iandoli, rimase a Costantinopoli fino al 1239, quando Baldovino II la donò al re di Francia: il successivo dieci agosto essa giunse poi a Parigi, ove Luigi IX fece costruire, proprio per custodirla, la Sainte Chapelle.
Durante la “Rivoluzione francese” la reliquia, e molti altri tesori della Chiesa, vennero confiscati e si dovrà attendere la restaurazione (avvenuta nel 1815) per poter nuovamente venerare la reliquia, che verrà però conservata a Notre Dame a Parigi.
Ma nel 2019 la cattedrale francese fu attinta dalle fiamme e, nonostante il fuoco e le elevate temperature che si raggiunsero in quei momenti, la corona si salvò.
Ad Avellino la reliquia è stata conservata sempre nella cattedrale in piazza Duomo.
Nel 1701 la S. Spina e il frammento della Croce vennero conservate in due ampolle di vetro e incastonate in una croce d’argento cesellata dall’argentiere Biagio Guariniello che, probabilmente, la ideò seguendo un disegno di Lorenzo Vaccaro.
Molti storici ricordano che, in quegli anni, era forte la devozione degli avellinesi verso la Santa Spina, la quale veniva portata in processione in occasione di eventi particolari, e ogni 3 maggio, giorno elevato nel 1837 da Papa Gregorio XVI a festa di doppio precetto per la devozione alla santa reliquia.
Nel corso degli anni essa è stata sempre custodita e protetta dai Vescovi e parroci che si sono succeduti nel tempo fino ad oggi.
Attualmente è il sacerdote don Enzo De Stefano, parroco del Duomo, che sta provvedendo alla conservazione della reliquia e alla periodica pulizia delle ampolle di cristallo del reliquiario.
Dopo la dotta relazione del dr. Iandoli ha preso la parola il prof. Vincenzo De Feo, docente di Botanica Farmaceutica presso la Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno, che ha illustrato l’origine botanica della Corona conservata a Parigi, e le possibili specie di piante che potrebbero essere state impiegate per fabbricarla durante la Passione di Gesù.
Il Dr. Antonio D’Avanzo, già direttore della Divisione di Medicina Interna dell’Ospedale Moscati, intervenendo anche lui nel dibattito, ha ricordato la relazione stilata da lui e altri medici in occasione di uno studio sui fatti straordinari legati alla Santa Spina di Montefusco.
In quel Comune, infatti, è conservata una santa Spina che cambia colore negli anni in cui il giorno della Annunciazione coincide con il Venerdì Santo.
In una di queste ricorrenze, ha concluso il dr. D’Avanzo, quale presidente dell’epoca dell’Ordine dei Medici, il Dr. Gerardo Figliolino, con sacerdoti e autorità del paese, documentò le variazioni cromatiche subìte dalla Santa Spina.
Il medesimo, illustre medico, successivamente, descriverà, in un suo libro, gli eventi straordinari osservati in quella giornata.
A conclusione dell’incontro il Presidente dell’Accademia dei Dogliosi ha presentato il libro del Dr. Iandoli dal titolo “I giorni della 600”, nel quale vengono riportate alcune storie e leggende della cultura polacca.
La dott.ssa Ewa Czukwinska ha, infine, letto un brano tratto dal libro descrivente la vita di un militare polacco, il capitano Pilecki che, dopo aver combattuto contro i tedeschi e essere detenuto in un campo di concentramento, ove organizzò la resistenza, fini per essere ucciso nel dopoguerra dai comunisti.
Tutti i proventi dal libro, per chi vorrà ac1quistarlo, saranno devoluti alla Caritas diocesana rappresentata dal Presidente attuale don Antonio Paradiso e dal precedente presidente Carlo Mele.