Il Comitato Uniamoci per l’Acqua teme che alla fine, come troppo spesso accade, siano i cittadini (in questo caso irpini) a pagare i debiti accumulati nei decenni dall’Alto Calore, l’ente pubblico che dovrebbe gestire il servizio idrico: “Dopo l’assemblea dei soci dell’Alto Calore tenuta a porte chiuse il 10 novembre scorso e le successive
dichiarazioni dell’Amministratrice Unica sull’alto tasso di evasione, il Comitato Uniamoci per l’Acqua – Irpinia Bene Comune ritiene necessario un chiarimento pubblico. Non sono stati i cittadini a provocare il disastro dell’Alto Calore. Lo hanno causato decenni di gestione politica, nomine opache, mancate manutenzioni e scelte che hanno portato la rete idrica irpina a una dispersione del 60–70% e l’azienda a oltre 200 milioni di debiti”.
“I cittadini hanno pagato per anni bollette che includevano voci destinate alla manutenzione delle reti. Eppure la manutenzione non è stata fatta e la rete è oggi più fragile che mai. E’ profondamente ingiusto che la responsabilità venga scaricata su chi il servizio lo finanzia e spesso non lo riceve. Accusare i cittadini di essere ‘morosi’ distorce la realtà. Il Comitato denuncia le responsabilità politiche dei Comuni soci, il ruolo opaco dei sindacati e quello della Regione Campania, regista silenziosa delle scelte che hanno condotto alla crisi attuale”.
“L’Alto Calore non è il fallimento dell’acqua pubblica: è il fallimento di un sistema politico che ha usato un bene essenziale come strumento di potere. Il Comitato chiede: 1. Totale trasparenza su bilanci e piani industriali; 2. Superamento delle nomine politiche e governance tecnica indipendente; 3. Risposta documentata sui fondi destinati alla manutenzione; 4. Piano urgente per ridurre le perdite; 5. Tavolo pubblico permanente con cittadini e sindaci; 6. Fine della narrazione che colpevolizza i cittadini”.



