AVELLINO – 4650 euro… E’ questa la cifra della beffa targata Asl di Avellino. Si tratta del concorso pubblico per Assistenti amministrativi categorie protette (disabili-art.1 L. 68/99, iscritti negli elenchi di cui all’art.8 della medesima legge). Dieci i posti messi a disposizione (più uno destinato alle categorie protette art.8 comma 2 L.68/99), 465 le domande presentate al costo di 10 euro l’una. Indetto nel mese di marzo del 2023, a distanza di circa un anno, nel marzo scorso, sono stati pubblicati gli elenchi degli ammessi (360) e degli esclusi (105). E ora, in una calda giornata di agosto, nell’attesa di conoscere le date per la convocazione delle prove arriva, invece, la revoca del concorso.
Trecentosessanta le persone illuse che si aggiungono agli elenchi di quelle già maturate pochi anni fa, sempre vittima di un concorso Asl (settore amministrativo) bandito e mai svolto. Alla base di questo dietrofront ci sarebbero ricorsi e proteste da parte di coloro che già affollano le graduatorie da cui si potrebbe attingere senza necessità di indire nuovi concorsi. Se così fosse, però, poco male… se le graduatorie ci sono vanno usate e sfoltite. Il problema sta a monte: aver bandito un nuovo concorso, aver nominato una commissione, aver incassato le quote di iscrizione ed essersi poi resi conto che le priorità dell’azienda sono altre. Già, perché ufficialmente la delibera di revoca (controfirmata dal direttore generale Mario Ferrante) parla di “sopravvenute e prioritarie necessità dell’Asl che in questo momento ha l’esigenza di nuove figure professionali nei settori tecnico e sanitario, nei quali sono state evidenziate delle carenze che vanno colmate per garantire la continuità dell’attività assistenziale e il mantenimento minimo dei livelli essenziali di assistenza”. Va senza dire che il reclutamento di queste figure professionali avverrà tramite un’ulteriore procedura concorsuale pubblica. Ed ovviamente questa revoca è assolutamente legittima come citano le “Disposizioni Finali” che riservano all’Amministrazione “la facoltà di prorogare, sospendere o revocare un concorso, o parte di esso, per ragione di pubblico interesse”.
Quindi l’azienda sanitaria, dopo un anno e mezzo, non ha più bisogno di assistenti amministrativi (disabili) ma di figure tecniche e sanitarie di cui adesso è carente; ma è giusto così perché qui si parla di garantire l’interesse pubblico e non privato (ossia quello dell’aspirante assistente amministrativo che avrebbe conquistato l’ormai utopico posto fisso). Qui si parla di un nuovo concorso, nuove iscrizioni, nuove commissioni al fine di garantire il livello assistenziale del cittadino. E ai trecentosessanta malcapitati cosa succede? L’Asl ha avuto un’idea brillante: trasmettere, al fine di soddisfare gli obblighi assunzionali, una nuova richiesta di avviamento al lavoro al Centro per l’impiego territoriale.
Bandire un concorso ha i suoi costi, abbondantemente pagati dagli aspiranti concorrenti. Per revocarlo, invece, basta soltanto una “buona e adeguata motivazione”.