]Il progetto “OK Open Knowledge” finanziato a valere sui fondi “PON LEGALITA’ 2014 -2022 ASSE 5” è nato con il proposito di promuovere presso le istituzioni e la società civile l’utilizzo del Portale “Open Data Aziende Confiscate” facendo emergere la sua funzione di supporto informativo delle strategie e delle azioni volte alla gestione e valorizzazione delle aziende confiscate.
Il progetto ha visto una prima fase di carattere info/formativo con roadshow e webinar territoriali tesi a far conoscere il portale a tutti gli operatori potenzialmente interessati e ad illustrare le fasi del processo di sequestro e confisca delle aziende.
La seconda fase ha visto la realizzazione di laboratori per approfondire le tematiche ritenute significative quali ad esempio le tecniche di analisi delle aziende sequestrate e confiscate, l’accesso ai finanziamenti, le modalità di restituzione delle aziende all’economia legale, le proposte migliorative del funzionamento dei Tavoli Provinciali istituiti presso le Prefetture.
Ciascuna attività ha dato vita ad una consistente produzione di elaborati e dossier economici e statistici che ha consentito di ampliare il perimetro iniziale del progetto, estendendolo dalle aziende sequestrate e confiscate all’analisi dell’economia illegale nella sua complessità.
Con lo scopo di tracciare un bilancio delle attività svolte ed illustrare i risultati raggiunti ed i documenti prodotti, la Camera di Commercio Irpinia Sannio ha organizzato due appuntamenti a livello territoriale presso le sedi camerali di Avellino e Benevento per approfondire il tema economia e legalità.
Il primo si è svolto questa mattina, presso la sala consiglio della sede camerale di Avellino. Il secondo, invece, avrà luogo domani, presso la sede camerale di Benevento Piazza IV Novembre. I lavori di entrambi gli appuntamenti sono introdotti dal Commissario Straordinario della Camera di Commercio Irpinia Sannio Girolamo Pettrone: “Union Camere, insieme all’agenzia per i beni confiscati, hanno l’obiettivo di restituire le aziende confiscate alla criminalità organizzata all’economia locale”, ha sottolineato il dottor Pettrone Commissario Straordinario dell’Ente camerale. “Bisogna recuperarne il più possibile per fare in modo che, all’interno di un ambiente sano, come è l’economia avellinese e beneventana, possano tornare a vivere. Dalle analisi che sono state fatte emerge che, appena vengono immessi finanziamenti provenienti da attività illecite, sfuggenti – quindi – ai controlli del caso, avviene un rigetto da parte dell’imprenditoria sana e, di conseguenza, anche da parte dell’economia territoriale. Nel momento in cui ci sono delle nomine politiche e non tecniche, a quel punto risulta difficile che l’attività possa riprendersi. In altri casi, però, c’è proprio la mancanza di volontà che un’azienda si riprenda. I fattori sono molteplici e, spesso, tra questi c’è anche la mancanza di finanziamenti. Una banca, chiaramente, per dare nuova linfa a un’azienda chiede credibilità. Quando questa non c’è, i finanziamenti non arrivano”.
Ci sono quindici aziende confiscate in provincia di Avellino ma, tra queste, nessuna è recuperabile: “Questo quanto è emerso dal Comitato in Prefettura. Una situazione simile anche a Benevento, dove sono presenti 8 aziende confiscate. Nessuna di loro è operativa, alcune sono nate in modo fittizio e altre sono state letteralmente svuotate. Queste aziende non hanno futuro. Possono soltanto chiudere”.
Al convegno di Avellino è intervenuto anche il Prefetto Paola Spena: “Purtroppo dobbiamo constatare che le quindici aziende irpine confiscate sono già oggetto di un procedimento di liquidazione. Una di queste che aveva ancora un minimo di vivacità, vedeva la sua sede operativa in un’altra regione. Valutando il valore effettivo dell’azienda si è avviato il processo di liquidazione. Chiaramente non ci sfugge che, per colpire la criminalità organizzata, occorre colpire la parte patrimoniale e, quando è possibile, reinserire i loro beni immobili nell’economia legale. È molto importante formare professionisti capaci di avere anche l’intuito dell’imprenditore. Un tema delicato e, questo, sarà un primo tassello per innalzare il livello di legalità nell’imprenditoria territoriale”.
Il maglificio di Quindici sito all’interno della villa appartenuta al clan Graziano, da simbolo della legalità rischia di diventare simbolo del degrado: “E’ un nostro obiettivo ma, per portarlo avanti, dobbiamo mettere un campo un nuovo tavolo per sviluppare iniziative in grado di trovare respiro. Chiaramente occorre il contributo e le risorse da parte di associazioni e aziende. Occorre buona volontà, competenza e risorse. Stiamo lavorando per arrivare a una svolta e dare respiro anche al maglificio di Quindici”, conclude.