“La Legge Finanziaria 2025 è una condanna senza appello per i piccoli Comuni italiani: 1000 realtà sotto i 2000 abitanti rischiano il collasso definitivo”. Così Virgilio Caivano, Portavoce del Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, che non usa mezzi termini per denunciare una manovra che aggrava una situazione già al limite per le comunità delle aree interne e montane. Caivano continua:”Sacrifici imposti per 1,5 miliardi di euro fino al 2029, tagli alla parte capitale che superano gli 8 miliardi entro il 2037: è un tradimento della missione delle istituzioni, che dovrebbero servire i cittadini, non abbandonarli.” Per l’associazione dei Piccoli Comuni Italiani, da quanto emerge dalla manovra finanziaria c’è da non stare allegri. E sa preoccuparsi.”Saremmo non una risorsa ma un peso da eliminare”.”Un fastidio-taglia corto Virgilio Caivano-“. Ancora tagli sistematici e accantonamenti obbligatori, anno dopo anno, riducono le risorse a disposizione. Poi, scrive il coordinatore di Piccoli Comuni italiani,”vincoli rigidi e sistemi perequativi inadeguati impediscono ai Comuni di rispondere alle legittime attese dei cittadini.
Lo smantellamento progressivo degli uffici finanziari e l’obbligo di formazione continua, spesso inutile, appesantiscono ulteriormente i bilanci.
“Dopo l’ubriacatura del PNRR, siamo rimasti con le mani vuote: una montagna di problemi irrisolti e nessuna strategia chiara. Questa legge finanziaria è il simbolo del fallimento del PNRR e della sua missione di accorciare il divario sociale e territoriale.”
Quindi, dai Piccoli Comuni parte un appello alla politica.
Caivano, infatti, rilancia con forza la proposta di una legislazione differenziata per le aree interne e montane: “Abbiamo bisogno di una governance economica e finanziaria ventennale, ispirata al modello ‘Adriano Olivetti’, che possa dare vita a un nuovo miracolo italiano. Servono risposte di lungo periodo, non rattoppi per tirare avanti fino alle prossime elezioni.”
La mancanza di una riforma fiscale strutturale, attesa da oltre 30 anni, aggrava una situazione già insostenibile. Le Regioni, secondo Caivano, si dimostrano incapaci di interpretare il loro ruolo con una visione strategica, rivelandosi più interessate alla gestione della spesa che al riequilibrio territoriale.
IL DRAMMA DEI CITTADINI DELLE AREE INTERNE
I numeri parlano chiaro: 10 milioni di cittadini vivono nei piccoli Comuni, ma questa legge finanziaria li costringe a un futuro di precarietà e disuguaglianze. “Un cittadino di un piccolo Comune deve avere gli stessi diritti di chi vive in una metropoli. Sanità territoriale, scuole, infrastrutture, e acqua bene comune non possono essere trattati come privilegi, ma come diritti costituzionali.”
Il Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani chiede un intervento urgente e deciso delle istituzioni nazionali ed europee:
“È tempo di agire per salvare i piccoli Comuni e garantire ai loro cittadini un futuro degno. Non possiamo più accettare che questi territori siano lasciati indietro, condannati al silenzio e all’abbandono.”