Era il 31 ottobre, di un anno fa, squilla il telefono e Gigi Pavarese, che a riesce a stento a trattenere le lacrime mi dice:” Gino Corrado, purtroppo ci ha lasciati”. Una notizia inaspettata e di fronte alla quale resto incredula, spiazzata. E senza parole. Non ero preparata alla sua scomparsa come tanti suoi amici. Ironico, sorridente e saggio che sapeva vedere il lato buono anche nelle persone che gli avevano fatto un torto. Ma Gino sapeva essere soprattutto un confidente fedele e allo stesso tempo un consigliere saggio. E aveva la grande capacità di saper leggere l’anima delle persone. Ti osservava, ti sorrideva e già aveva capito tutto. E se qualcosa non lo convinceva o pensava che fossi restia ad aprirti, iniziava con le domande a raffica e poi ti forniva, con il suo proverbiale sorriso, la sua soluzione.E al mio interrogativo su come facesse ad intuire dal silenzio, solo guardandoti negli occhi, mi rispose: “Ho fiuto e intuito. vado oltre le apparenze.” E aveva ragione. Oltre le doti fisiche dei giovani talenti in erba che che allenava, Gino sapeva guardare oltre. Per lui ci voleva il cuore, umiltà e determinazione. E lo dimostra il suo ricordo su Fernando De Napoli agli esordi: “Nando correva tutto storto, eppure aveva qualcosa di speciale. Nessuno ci credeva. Io sì ben prima della sue sessanta presenze in nazionale». Gino ha scommesso su tanti giovani, che poi si sono rivelati protagonisti del calcio italiano e della nazionale, tra cui anche Fabio Quagliarella, di cui apprezzava i tratti caratteriali: «Ragazzi come lui – raccontava- ce ne sono pochi. Semplice, serio e umile». Lui sapeva leggere nell’animo dei giovani. Sapeva guidarli con il suo cuore d’oro e con la fermezza di un padre. Per loro, si spendeva senza risparmio, come ha fatto sempre per la sua comunità. Storica la sua battaglia nel 2017 per il campo sportivo comunale di Mercogliano e per la funicolare non attiva. Oggi lo stadio è un fiore all’occhiello e la funicolare è attiva. Ora ci ha lasciati, ma resterà sempre vivo in tutti noi il ricordo e la memoria di un talent scout dal cuore d’oro e stimato per la sua competenza e il carattere dai grandi del calcio . L’ex direttore della Juventus, Beppe Marotta, quando lo rivide allo Juventus Stadium, fece una corsa di duecento metri con le lacrime agli occhi per abbracciarlo. Un gesto che non è solo la stima professionale, ma il rispetto e l’affetto soprattutto per un galantuomo, capace di sintetizzare in modo perfetto, i valori del popolo irpino: l’onestà, la determinazione, l’umiltà, il sacrificio e la dedizione al lavoro.
		


