“Tutti i sindacati di Polizia Penitenziaria hanno dichiarato lo stato di agitazione per l’indifferenza dell’Amministrazione penitenziaria della Campania che sta mettendo a rischio la sicurezza di tutte le carceri regionali”. E’ quanto viene espresso in una nota congiunta dai sindacati del Corpo di Polizia Penitenziaria: SINAPPE, UIL P.A., USPP, FNS CISL, CGIL FP e FSA-CNPP.Orlando Scocca, FP CGIL Campania per la Polizia Penitenziaria: “Ogni giorno le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria sono oggetto di continue aggressioni da parte dei detenuti che avvertono il clima di impunità determinato dall’immobilismo dell’Amministrazione penitenziaria campana. Abbiamo scritto per mettere a conoscenza il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il neo Capo DAP Giovanni Russo, per annunciare loro le proteste che metteremo in atto se non interverranno immediatamente per dare un segnale di cambio di passo nella gestione degli istituti penitenziari della Campania. La drastica riduzione delle dotazioni organiche costringe il personale a ricoprire contemporaneamente più posti di servizio, i turni di lavoro oltre le otto ore sono diventati la regola e non l’eccezione, le aggressioni dei detenuti nei confronti dei Poliziotti non vengono sanzionate come prevedono le Leggi e i Regolamenti, l’assistenza sanitaria dei detenuti nella Regione è praticamente inesistente, i nuclei traduzioni e piantonamenti ormai sono ai limiti del collasso con centinaia di ore di lavoro straordinario non pagato, l’Amministrazione penitenziaria vìola gli accordi per il mancato pagamento in anticipo delle missioni e con i ritardi eccessivi nel rimborso delle missioni. A breve non riusciremo a garantire nemmeno le traduzioni dei detenuti nei Tribunali per le udienze. Per tali motivi, i Sindacati di Polizia Penitenziaria della Campania, proclamano lo stato di agitazione e l’interruzione delle relazioni sindacali con il massimo vertice regionale, riservandosi, in assenza di urgentissimi interventi risolutivi, di scendere in piazza per una manifestazione di protesta, per esternare tutto il proprio legittimo dissenso.
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