E’ partito dalla Feltrinelli di Napoli il percorso di Caraluce, nuova raccolta di Franco Arminio, edita da Rizzoli, disponibile in tutte le librerie dal 25 febbraio. A Francesca Ritrovato il compito di leggere alcune pagine del volume, sulle note di Eduarda Iscaro. A prendere forma un atlante in cui la geografia dei paesi viene riscritta, sempre in bilico tra realtà e fantasia, in cui i “I paesi invisibili dell’Atlante – si legge nella nota di presentazione del libro -sono vie di fuga ovunque: la via del cielo, la via di un bacio, la via che segue il volo di una mosca. La via misteriosa che conduce agli universi intorno al nostro. I paesi invisibili di questo Atlante nascono ai confini del mondo che conosciamo, impercettibili strappi che raccontano la letizia e la bontà dell’immaginazione, e che rispondono a un bisogno profondo, una fame di spazi dove sentirsi attraversati dalla scossa della fantasia. Accade, in queste pagine, di trovarsi in un paese dove si accendono sigarette con i lampi oppure in un paese poggiato su una mandria di cavalli o in uno sbadiglio. Non c’è un solo paese in cui non vorremmo abitare almeno un giorno, contenti di dimenticare per un attimo la mestizia del tempo presente, delle cose inchiodate a un realismo malato, che relega l’immaginazione tra i giochi senza conseguenze. È lo scatto nell’impensato, invece, a darci lo slancio per andare avanti. Andiamo a cercare paesi e paesaggi, quelli che ci sono e quelli che solo lo stupore può trovare. In queste pagine pervase da una luce che cura, Franco Arminio ha disegnato una mappa di luoghi che appartengono a tutti proprio perché nessuno li ha mai abitati”.
E’ Arminio spiegare come “Mi pare un libro scritto con una ragione bambina, un libro che abolisce la distinzione tra verosimile e inverosimile, che fa appello alla fantasia nel senso in cui la intendeva Giovanbattista Vico: fantasia non come qualcosa di soggettivo, ma vasta memoria collettiva. Non è un libro di versi, ma fa appello alla sapienza poetica, alla contentezza di scrivere senza essere sorvegliati dai miliziani del realismo che assicurano la fedeltà al culto del presente e dell’economia. In questo lavoro la parola è usata per produrre effetti curativi intanto su me stesso, per sbloccare emozioni profonde, per uscire dalla privatizzazione dell’esperienza in cui siamo caduti da qualche decennio. Questo è un viaggio allegro, è un tentativo di trasformare le malinconie in fioriture liberatorie, capaci di allontanarci da una visione clinica dell’umano e di farci sentire quanto sia fenomenale quello che abbiamo sotto gli occhi. Alla fine, i paesi invisibili sono un modo per richiamare l’attenzione su quelli visibili”. Ad impreziosire il volume le illustrazioni di Manuele Fior che offrono una dimensione visiva al testo poetico.
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