Nuova visita al Carcere di Bellizzi Irpino del garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello accompagnato dall consulente dell’Osservatorio regionale sulla vita detentiva, Alessandro Gargiulo e Carlo Mele, garante provinciale dei detenuti.
Una visita per monitorare le difficoltà e le criticità del sistema carcerario.«Mi aveva comunicato Carlo Mele che qui erano arrivati detenuti di alta sicurezza. Io confermo che c’è la permanenza di 34 di loro», ha spiegato Ciambriello. «Ci sono ancora dei lavori, però con mio piacere ho visto un’organizzazione delle stanze, delle docce, del bidet. Ho detto: “Loro, guardate, state meglio degli uomini”. Ma siamo per l’uguaglianza: in altri reparti maschili questo tipo di vivibilità dignitosa non c’è».
Nel reparto femminile sembrano arrivate. Note positive «La scuola è iniziata a ogni livello e grado dentro gli istituti. Questo ci riempie di gioia», ha aggiunto il garante. «Abbiamo visto una stanza dove possono fare le parrucchiere, una palestra per la ginnastica; le stesse detenute arrivate hanno dato un giudizio positivo. Una straniera deve scontare un anno: se è senza fissa dimora, le offriamo una comunità, ma serve anche il lavoro. Non siamo un flipper. Così preferisce restare qui, sapendo che lavora e prende dei soldi».
Ma nelle sezioni maschili dell’ istituto irpino la situazione è totalmente diversa.«Siamo andati in isolamento, ho visto detenuti che mi avevano scritto», racconta ancora Ciambriello. «In alcune celle dei “protetti” abbiamo trovato una tragedia. Il rispetto dei diritti umani è completamente calpestato. Questo non è un atto contro la direzione o la Polizia penitenziaria, perché loro sono i primi a essere in difficoltà».
A fotografare una situazione drammatica è L’avvocato Gargiulo «Celle di 18–16 metri quadrati con 6–8 persone dentro. Le docce praticamente non ci sono: hanno usato, come si dice dalle nostre parti, una cannola, e con quella cercano l’acqua. Ma abbiamo saputo che è un problema generalizzato: l’acqua va via alle 9 di sera e torna alle 7 del mattino».
Poi, Ciambriello aggiunge: «Qui abbiamo una trentina di tossicodipendenti. Il primo appello è rivolto alla sanità e all’ASL. Serve una sezione dedicata, un servizio che funzioni, e più attenzione alla salute mentale. Nella sezione femminile ci sono quattro donne con gravi problematiche psichiche: occorrono interventi mirati».
Sul fronte sanitario, Carlo Mele non nasconde la preoccupazione. «La sanità è un po’ il lato dolente di tutti gli istituti. L’ASL deve integrarsi e responsabilizzarsi. I medici non vogliono venire, anche se incentivati. È un dramma: i detenuti hanno solo la sanità pubblica. Visite che saltano, reparti chiusi, ricoveri difficili. Serve stabilità, contratti a tempo indeterminato. Il carcere non può accogliere tutto il disagio sociale».
Eppure, anche tra le crepe, una piccola buona notizia si fa spazio. «Qui hanno messo su una struttura di accoglienza per gli articoli 21, sono quattro per il momento», ha concluso Ciambriello. Lancio un appello all’imprenditoria e alla cooperazione sociale di Avellino e provincia perché possano dare una possibilità a chi può lavorare di uscire di giorno e tornare la sera in articolo 21. Quando ero prete iniziai con Don Riboldi qui con la cooperativa L’Agorà, proprio con la possibilità di far uscire i detenuti in articolo 21. Il diritto al lavoro è un diritto fondamentale”.