“No alla privatizzazione dell’acqua”: è la battaglia del candidato della lista Avs (Alleanza Verdi Sinistra) alle Regionali Luigi Tuccia, che chiede la revoca della delibera firmata dal presidente uscente Vincenzo De Luca, e quindi da uno dei leader del centrosinistra campano di cui fa parte pure Avs. “Dobbiamo garantire acqua pulita – spiega Tuccia -, accessibile, pubblica e protetta. Promuovere la gestione trasparente e partecipata. Investire sulla manutenzione delle reti idriche: oggi abbiamo perdite fino al 40% sulle condotte. Monitorare in modo capillare la qualità delle acque (sorgenti, pozzi, fiumi). Realizzare un piano di ammodernamento degli impianti di depurazione: non possiamo accettare ancora sversamenti illegali nei fiumi”.
ACQUA BENE COMUNE
“Viviamo in una terra attraversata da fiumi importanti, il Calore, il Sabato, l’Ofanto, e da sorgenti che dissetano la Campania, la Puglia e la Basilicata eppure, le nostre reti idriche perdono fino al 40% dell’acqua emunta dalle sorgenti e in troppe aree i depuratori non funzionano o addirittura non ci sono. E’ inaccettabile. L’acqua è vita. L’acqua è democrazia. Come Verdi, diciamo con forza: basta con la gestione opaca dell’acqua. Serve una gestione pubblica, trasparente, efficiente e partecipata”.
“Quindi diciamo no alla delibera di giunta regionale n. 312 del 31 maggio 2023 della Regione Campania che prevede la costituzione di una società mista pubblico-privato per la gestione della Grande Adduzione Primaria, un’infrastruttura strategica per la distribuzione dell’acqua potabile. Questa decisione suscita forti preoccupazioni, perché riteniamo che tale modello di gestione possa rappresentare una forma di privatizzazione dell’acqua”.
“La delibera stabilisce: la costituzione di una società mista pubblico-privato con maggioranza pubblica e forma giuridica di Spa; l’affidamento della gestione del servizio idrico integrato della Grande Adduzione Primaria a questa società mista; il coinvolgimento di un socio privato che dovrà anticipare finanziamenti per opere a suo carico, con la possibilità di recuperare tali investimenti su base pluriennale. Questa struttura potrebbe comportare una privatizzazione di fatto dell’acqua alla fonte, contravvenendo alla volontà popolare espressa nel referendum del 2011, che ha abrogato la norma che prevedeva la remunerazione del capitale investito nella gestione dei servizi idrici. La nostra richiesta è quella della revoca della Dgr n. 312/23 e che i consigli comunali della Regione, come hanno già fatto insieme ad altri Comuni quelli di Napoli e Avellino, deliberino a favore della revoca”.



