Ieri pomeriggio al Convegno “Chi trase a Montefusco – Racconti di pietra e di pane…. aspettando la Rievocazione “ nella suggestiva sala consiliare del Comune, Montefusco non è stato presentato soltanto come un borgo. È stato una soglia. Chi “trase” — chi ha varcato il confine delle sue pietre antiche — è entrato in una storia che non si è mai interrotta, anche quando la polvere del tempo e l’ombra dell’oblio sono sembrate prevalere. Capitale del Principato Ultra per oltre due secoli, cuore amministrativo e giudiziario del Regno di Napoli, Montefusco fu scelto per la sua posizione strategica. Oggi, in un’Italia che troppo spesso ha considerato le aree interne come periferie da “accompagnare al declino”, questo paese si è riproposto come crocevia di memorie e futuro.
Il borgo ha accolto un incontro che è stato insieme rievocazione storica, assemblea civile e rito comunitario. È stato moderato da Emilia Dente, sociologa e custode della memoria locale, e si è aperto con l’intervento del sindaco Salvatore Santangelo: un saluto istituzionale ma soprattutto un invito a ripensare la centralità delle comunità minori.
Il titolo della rievocazione teatrale — Chi trase a Montefusco — ha evocato non solo il gesto fisico di varcare una porta, ma la disponibilità a farsi attraversare da storie e simboli. Sul palco il “Popolo del carcere” — il cast degli attori — ha ricordato che ogni pietra ha conservato la voce di chi vi ha vissuto, sofferto e sperato.
La giornata ha segnato anche l’inaugurazione di un ciclo di convegni, aperto dalla poesia La mia terra di V. D’Alessio (voce di Miriana Bonito), che ha fatto da ponte emotivo verso una riflessione più ampia. A seguire, Rosa Bianco ha presentato un quadro preciso delle politiche e progetti per le aree interne:
Nazionali: PSNAI 2025 e SNAI 2021-27, per il coordinamento dei servizi e lo sviluppo locale, e il PNRR Borghi, con 1 miliardo di euro destinato alla riqualificazione dei centri storici.
Campania: audizioni regionali del 2024 con sindaci, associazioni e università, che hanno dato priorità alla “restanza”, all’agricoltura integrata, alla gestione dell’acqua, alla digitalizzazione e alla semplificazione.
Irpinia: interventi su rigenerazione urbana (PINQuA), mobilità, turismo, filiere agro-artigianali, inclusione sociale e governance locale.
Progetto pilota “Radici” (MAECI, 90 mln €): rigenerazione dei borghi, mobilità sostenibile, sicurezza urbana, digitalizzazione e attrazione della diaspora italo-discendente.
La poesia Animaterra di G. Iuliano, letta coralmente da quattro giovani, ha preparato il terreno all’intervento di Francesco Celli. La sua lettera aperta, letta dal consigliere comunale Arturo Bonito, è stata un atto di accusa verso un Piano Strategico Nazionale che ha considerato “irrecuperabili” interi territori rurali. Celli ha respinto questa visione e ha rivendicato il valore delle aree interne come custodi d’acqua, natura e identità. Ha lanciato un appello a investire non in armamenti, ma in giovani, agricoltura di qualità, turismo sostenibile e difesa del suolo.
Nel crescendo del convegno, la poesia Tra le rughe dei monti di Emilia Dente, interpretata da Rita De Riggi, ha restituito la voce della terra che non si è rassegnata. A chiudere, l’intervento del consigliere comunale Arturo Bonito: citando Chomsky, ha denunciato un neoliberismo che ha concentrato il potere nelle mani di pochi e ha ridotto le città — e i borghi — a strumenti di profitto, erodendo comunità e democrazia. Ha auspicato un Sud dell’alterità, capace di resistere e di opporsi a queste logiche.
Montefusco, dunque, non si è limitato a rievocare il proprio passato: lo ha trasformato in piattaforma di futuro. Qui, tra pietra e pane, si è rinnovato il patto tra memoria e progetto, tra la bellezza resistente dei luoghi e la volontà di chi li ha abitati di restare, innovare, custodire. Chi è entrato a Montefusco, se ha ascoltato, ne è uscito diverso: con più radici e, forse, più ali.
Rosa Bianco