“Hanno agito come l’antistato… come protagonisti di un diffuso sistema di corruzione e di collusioni grazie al quale sono stati in grado di gestire il settore delle aste”. E’ tra le motivazioni della sentenza con la quale il tribunale di Avellino, lo scorso 27 aprile, ha sancito l’esistenza di una nuova presunta organizzazione malavitosa irpina battezzata dai media “il clan delle aste”.
“I dati processuali acquisiti al termine del dibattimento”, si legge ancora nelle motivazioni dei giudici del collegio A della prima sezione penale presieduta da Roberto Melone, “hanno restituito, con granitica certezza, la prova dell’esistenza di un sodalizio di natura camorristica”.
Diversamente da quanto ipotizzato dagli inquirenti, e cioé che gli imputati fossero legati alla organizzazione malavitosa irpina denominata “Nuovo Clan Partenio”, per i giudici invece, ci si è trovati di fronte a una nuova presunta associazione a carattere mafioso “dedita alle turbative d’aste… in alcun modo assimilabile ovvero ricollegabile, in quanto la stessa è risultata scollegata da qualsiasi altra struttura preesistente e astrattamente configurabile come organizzazione madre”.