Clan Sangermano, inizierà il prossimo 16 settembre davanti ai ghiudici della Sesta Sezione della Corte di Appello di Napoli il processo di secondo grado per i presunti componenti del “Clan Sangermano”.
Si tratta dell’impugnazione proposta dalle difese contro la sentenza del processo con rito abbreviato firmate dal Gup del Tribunale di Napoli Chiara Bardi .Mezzo secolo (51 anni e 4 mesi) di carcere inflitto ai cinque imputati nei confronti di Giuseppe Buonincontri a 8 anni e 4 mesi (difeso dagli avvocati Pasquale Napolitano e Francesco Picca ora ai domiciliari), Onofrio Sepe a 9 anni e 4 mesi (difeso dall’avvocato Raffaele Bizzarro, ora ai domiciliari),Paolo Nappi a 8 anni e 8 mesi (difeso dagli avvocati Raffaele Bizzarro e Marco Massimiliano Maffei, ora ai domiciliari), Salvatore Sepe a 12 anni e 8 mesi ( difeso dagli avvocati Antonio Iorio e Giovanna Russo ora ai domiciliari), Agostino Sangermano a 13 anni e 8 mesi (difeso dagli avvocati Raffaele Bizzarro e Nicola Quatrano). Assolto invece Ezio Mercogliano difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero.. La Procura Antimafia di Napoli non ha proposto impugnazione in Appello e dunque la sentenza nei suoi confronti è diventata definitiva.
il giudice per l’udienza preliminare ha ritenuto provata l’esistenza del ll’organizzazione criminale sulla base del materiale probatorio raccolto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna e dalla DIA, coordinati inizialmente dal Pm antimafia Gianfranco Scarfò e successivamente dai Pubblici ministeri Simona Rossi e Antonio D’Alessio. Nel verdetto, il gup Bardi ha sottolineato che il materiale probatorio dimostra senza ombra di dubbio che Agostino Sangermano, Salvatore Sepe, Onofrio Sepe, Paolo Nappi e Giuseppe Buonincontri hanno garantito la sopravvivenza e la continua operatività del gruppo camorristico legato alla famiglia Sangermano. La consorteria criminale, composta dagli imputati e da altri soggetti legati da vincoli familiari, ha tutti i caratteri descritti nell’articolo 416 bis del codice penale, considerando l’uso del metodo mafioso per perseguire scopi illeciti. Il 31 maggio, i giudici della VI Sezione decideranno anche sull’eventuale riunione del processo per armi contro il presunto capoclan Agostino Sangermano con il filone dell’associazione.
Ventaquattro capi di imputazione contestati a vario titolo dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli a vario titolo nei confronti dei dieci imputati. A partire da quella di associazione a delinquere di stampo mafioso contestati a nove dei dieci imputati. Ci sono anche le estorsioni per imporre la fornitura di mozzarelle ai locali, illecita concorrenza con minaccia e violenza contestata al solo Nicola Sangermano (che ha scelto il rito ordinario davanti al Tribunale di Nola) per le forniture imposte ai titolari di imprese. Contestata anche la serie di estorsioni per accaparrarsi terreni nell’alto casertano.