Il Comitato degli Agricoltori e degli allevatori di Aquilonia ed i suoi difensori, avvocati Rocco Bruno e Gerarda Pennella, che hanno ripetutamente denunciato la presenza di decine e decine di bovini allo stato brado che scorrazzano attraverso i campi, distruggendo le coltivazioni, avevano davvero creduto che, dettate le linee guida da seguire per la gestione degli animali problematici da parte della Regione Campania, con affidamento alla Prefettura del compito di coordinare le relative operazioni, dopo anni di tribolazioni, la situazione potesse finalmente avere una soluzione definitiva.
Invece, loro malgrado, sono stati costretti a ricredersi visto che – ad oggi – nel pieno di una disastrosa stagione agricola, si sono ritrovati nella stessa identica situazione, il tutto nella assoluta indifferenze delle istituzioni che, ancorchè ripetutamente sollecitate, con l’abusata tecnica dello scarica barile, continuano a scaricarsi reciprocamente addosso responsabilità, esimendosi in tal modo dai loro doveri.
“Infatti, secondo la Prefettura è il Sindaco che deve intervenire, in quanto prima autorità sul territorio, quest’ultimo invece sarebbe- spiegano gli avvocati Bruno e Pennella- in attesa di non meglio precisate indicazioni da parte dell’Ufficio del Governo.In attesa di chiarire le responsabilità la situazione è finanche peggiorata sia perché alle decine e decine di capi di bovini si sono aggiunti anche numerosi cavalli e sia perché gli animali continuano a calpestare il foraggio, a danneggiare i balloni di fieno ed i campi coltivati a grano, oramai pronti per la mietitura. Le forze dell’ordine più volte intervenute, dal canto loro, si sono limitate a prendere atto della presenza degli animali, invitando gli oramai esasperati agricoltori a sporgere denuncia, come se non lo avessero già fatto decine e decine di volte senza alcun risultato“.
E nonostante i ripetuti solleciti inoltrati dagli avvocati Bruno e Pennella sia al Sindaco e sia al Prefetto a mezzo PEC del 27 maggio, del 26 giugno e, da ultimo, del 5 luglio scorso, con le quali i difensori hanno evidenziato come la situazione sia diventata pericolosa non tanto per gli ingenti danni subiti dai loro assistiti dal passaggio sui loro fondi di animali non assoggettati ai prescritti controlli sanitari, quanto per la tensione che si è creata e che potrebbe sfociare in atti violenti delle cui conseguenza potrebbero essere chiamate a rispondere anche quelle istituzioni, nelle quali essi ancora nutrono fiducia, che, in violazione dei loro doveri, nessun atto concreto hanno saputo mettere in campo, nonostante avessero avuto, oltre tre mesi fa, chiare indicazioni dalla Regione sulla procedura da attuare”.