“Una rinascita del Sud è possibile e necessaria e non può che passare per una rinnovata centralità del Mediterraneo”. A sottolinearlo Carmelo Conte nel presentare il volume “Il vento del Sud. Il moto della storia” al Circolo della stampa. A confrontarsi Modestino Acone, Umberto Del Basso de Caro e il direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa. “La speranza – spiega Conte – è che torni a spirare un vento dal Sud. Sono partito da una serie di articoli di Pietro Nenni in cui faceva riferimento al vento del Nord, illustrando il fenomeno della Resistenza. Nel mio libro cerco di dimostrare che non solo il Sud ha partecipato alla Resistenza ma nel Mezzogiorno si è costruita la democrazia. A Salerno è nato il primo governo del dopoguerra. Ispirandomi a un libro di Sciascia ‘Il cruciverba’, mi soffermo, poi, su tematiche come la pace e la sfida dello sviluppo”. Conte ribadisce come “Il Mediterraneo è oggi emarginato dallo sviluppo mondiale. Pur essendo un mare da cui passa il 20% dello sviluppo, non ha un ruolo in Europa, non esiste un’Europa dei Balconi. L’auspicio è che il vento spiri da queste Alpi e non viceversa. Sono partito dall’immagine dell’angelo della storia con lo sguardo rivolto alle macerie del passato. Mi piacerebbe invertire questo senso di marica e immaginare una rinascita del Sud. Le guerre che sono in corso si svolgono intorno al Mediterraneo ma dipendono da equilibri di potere oltre le Alpi”. E sulle mancanze della classe dirigente “E’ figlia di un processo. Il Sud ha partecipato a Risorgimento, Resistenza e Repubblica ma il potere continua ad essere nelle mani del Centro Nord”. Quindi pone l’accento sui pericoli dell’autonomia differenziata “E’ un grave vulnus nella Costituzione, nè dobbiamo dimenticare che appena il 30% della popolazione è contrario. E’ chiaro che siamo alla separazione vera se si realizza questa riforma”
Gianni Festa pone l’accento sulla chiarezza delle idee e sul forte senso nella difesa delle Istituzioni che ha sempre caratterizzato il suo percorso politico. “Conte – spiega Festa – ripercorre l’evoluzione del Sud di oggi e di ieri, La peste ieri, la pandemia oggi, le guerre in Europa come oggi, a cui si aggiunge quella del Medio Oriente. Con una novità straordinaria rispetto al passato. La crisi e verso la fine dei partiti politici, l’avvento del berlusconismo, il populismo dilagante, la Destra, non più compartecipe del potere, ma assoluto riferimento delle Istituzioni repubblicane. E’ Claudio Signorile, autore della prefazione del testo, a sottolineare il ruolo attuale della Destra nell’impianto amministrativo, finanziario, normativo dello Stato. Un sistema – afferma Signorile che recupera le preoccupazioni di Conte- incardinato nella Storia della Repubblica. E io aggiungo assolutamente incardinato nella gestione brutale del potere”. Di qui la sfida di ricominciare dal Sud “da questa nobile terra penalizzata in tutti i suoi aspetti, vittima di un grande inganno qual è l’Autonomia regionale differenziata, martoriata da una emigrazione di primo approdo, presa in giro da proclami che ne disegnano la rinascita senza mai vederne i risultati, mortificata dal ruolo di una classe dirigente giacobina e assente nei palazzi delle istituzioni e forcaiola quasi sempre nei luoghi da cui riceve il mandato di rappresentanza. E’ da qui, da questo Mezzogiorno, che l’onorevole Conte vuole lanciare la sfida dell’unità reale del Paese, perchè giustizia sia fatta. Le ingiustizie siano sconfitte da un’alba nuova di un Sud che guarda all’Europa e al Mediterraneo, disegnando il sogno possibile di un grande Mezzogiorno d’Italia”. Ricorda come la strada è difficile e altri hanno commesso errori di semplificazione politica o di ingenuo opportunismo. “Come i Cinque Stelle, ad esempio, che affidando il futuro ad un modello assistenzialistico si è poi inginocchiato quando questo modello è stato soppresso, determinando condizioni di protesta, a volte spuria, nel Paese e nel Sud in particolare”. L’unica strada possibile è “agire nel Mezzogiorno negli interessi del Mezzogiorno. Occorre che il Vento soffi dal Sud”. Un messaggio rivolto a tuttio il popolo meridionale:
“L’autonomia differenziata non può essere attuata se prima non si definiscono i livelli essenziali di prestazione” spiega Del Basso De Caro “L’errore è ascrivibile allo stesso centrosinistra, quando nel 2001 è stata votata la riforma dell’articolo quinto della Costituzione semplicemente perchè andava di moda il federalismo. L’autonomia differenziata è figlia di quella scelta che fa confusione tra ciò che è possibile, la richiesta per le Regioni di forme particolari di autonomia e ciò che è indispensabile, definire i livelli essenziali di prestazione. Sarebbe, dunque, incostituzionale attuare l’autonomia differenziata se prima non si definiscono i livelli essenziali di prestazione relativi a servizi come sanità, istruzione e trasporti”. Quindi ribadisce come “Non è sufficiente stabilire che il 40% delle risorse del Pnrr siano destinate al Sud se poi questi progetti non li abbiamo e rimandiamo indietro circa tre miliardi, fondi che vanno poi a beneficio di altre nazioni. E’ quello che è accaduto con i fondi strutturali della Regione. Se vediamo il medesimo progetto riprogrammato sull’annualità successiva della stessa agenda è il segno che abbiamo perduto quel finanziamento”. Chiarisce come “191 miliardi ci sono stati assegnati dall’Europa, più i fondi complementari e strutturali arriviamo a 248 miliardi, di cui 77 a fondo perduto. Sarei felice se riuscissimo a spendere la metà di queste misure. Sarà la vera difficoltà per il Mezzogiorno”. Ribadisce, poi, come l’errore sia stato quello di accettare che la cabina di regia fosse a Roma, tagliando qualsiasi forma di mediazione con le Regioni, qualsiasi filtro legato alle esigenze del territorio. E sottolinea come “se riconoscessimo i residui fiscali, la differenza tra quanto le Regioni debbono allo Stato e quanto ricevono, sarebbe un disastro per il Sud perchè le regioni con servizi efficienti continuerebbero ad avere servizi sempre migliori”. E spiega come “la sfida possibile è quella di guardare non alle Alpi ma al Mediterraneo ma dobbiamo fare presto per contrastare lo strapotere di Cina e Turchia”. Ricchi di spunti di riflessione anche gli interventi del professore Modestino Acone che ha ripercorso le fasi cruciali della storia del Mezzogiorno nella sfida per la democrazia e di Gerardo Troncone che ha posto l’accento su un riscatto possibile che deve partire dalle comunità.