Corsi di formazione all’Alto Calore di Avellino, la sentenza sulle tredici richieste di rinvio a giudizio firmate dai pm Vincenzo Russo e Luigi Iglio nei confronti di altrettanti indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’Alto Calore per la formazione 4.0 è slittata al 18 ottobre. Il Gup del Tribunale di Avellino Giulio Argenio ha infatti rinviato in autunno la decisione sull’eventuale rinvio a giudizio per 11 indagati e sulle due richieste di abbreviato presentate nel corso dell’udienza.
Davvanti al Gup del tribunale di Avellino, Giulio Argenio è stata formalizzata anche la costituzione di parte civile della stessa società di Corso Europa, rappresentata nell’eventuale processo dal penalista Benedetto Vittorio De Maio. L’ Alto Calore e la nuova dirigenza rappresentata dall’amministratore unico Antonello Lenzi, hanno scelto di costituirsi contro gli ex vertici della Società di Corso Europa. Il gup ha ammesso la costituzione per i reati di peculato contestati ed ha escluso la costituzione per i reati tributari.
Il gip del tribunale di Avellino, Francesca Spella nei confronti di Michelangelo Ciarcia, assististo dal penalista Nello Pizza e per uno stretto collaboratore firmò la misura interdittiva dai pubblici uffici per 12 mesi con le accuse di indebita compensazione, peculato, fatturazione inesistente e false comunicazioni sociali. Misura che ad avviso del gip si è resa necessaria per il ruolo svolto dall’ex amministratore unico all’interno dell’ente.
Le contestazioni a vario titolo per gli indagati vanno dall’ indebita compensazione (a partire da quella ottenuta nel 2019 per il credito d’imposta previsto dalla legge 205/2017, pari a circa 132mila euro; per il 2020 pari al massimo della somma erogabile, ovvero 250mila euro e stessa cifra per il 2021) in concorso con le diverse società che si sono occupate tra il 2019 e il 2021 della formazione dei dipendenti rispetto alle tecnologie 4.0 .
Alla contestazione di indebita compensazione si collega anche quella di emissione di fatture per operazioni inesistenti. A partire dalle prime due fatture emesse in favore di una delle società, nel giugno e luglio 2020 per un importo di circa 23 mila euro, quattro fatture emesse tra il settembre 2020 e il luglio 2021 in favore di una società casertana per circa 53mila euro; cinque fatture emesse nei confronti di un’altra srl dal marzo al maggio del 2022 per un importo di circa 54.900 euro. Contestato anche l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, proprio al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto. Contestata a Ciarcia e al collaboratore della Presidenza in concorso con i vertici delle società anche l’accusa di peculato. Per l’ex amministratore unico anche le false comunicazioni sociali, relativamente all’iscrizione in bilancio delle somme compensate illecitamente.
L’inchiesta, condotta dal Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Avellino, e’ partita nel febbraio 2023 primo blitz della guardia di finanza e i primi interrogatori dei dipendenti svolti dai pubblici ministeri Luigi Iglio e Vincenzo Toscano dalla denuncia di uno stesso dipendente dell’ente di Corso Europa.Gli i indagati, difesi dagli avvocati Nello Pizza, Capone Marino, Francesco Perone, Angelo Leone del Foro di Benevento, Cesare Maria Patroni Griffi del Foro di Napoli, Petrara Graziantonio del foro di Matera e Amelio Gennaro del foro di Napoli Nord, Carla Maruzzelli del foro di Napoli, Luigi Petrillo e Innocenzo Massaro.