Si è aperto questa mattina, presso il Tribunale di Avellino, il processo relativo alla presunta truffa dei corsi di formazione organizzati dall’Alto Calore Servizi. L’inchiesta della procura di Avellino avviata nel febbraio del 2023 dai pm Luigi Iglio e Vincenzo Toscano, ha fatto emergere la presunta organizzazione di corsi di formazione per i dipendenti che in realtà non sarebbero mai stati svolti.
Durante l’udienza – celebrata stamattina – sono state costituite le parti ed è stata aperta l’istruttoria dibattimentale. Il pubblico ministero Lorenza Recano ha presentato una lista di oltre cento testimoni che dovranno comparire nel corso del processo che si celebrerà nei prossime mesi davanti al tribunale in composizione collegiale, presieduto dal giudice Sonia Matarazzo. Il processo dopo le questioni preliminari è stato rinviato al 17 ottobre, quando saranno ascoltati i primi cinque testimoni citati dal pubblico ministero Luigi Iglio titolare delle indagini. Fissata anche la prossima udienza: per il 14 novembre.
L Alto Calore e il presidente Antonello Lenzi, hanno scelto di costituirsi parte civile. La costituzione, affidata al penalista Benni De Maio, è stata accettata in relazione ai capi d’accusa di peculato, ma non per i reati tributari.Oltre a Ciarcia, tra gli indagati ci sono anche il collaboratore dell’ufficio di Presidenza Pantaleone Trasi e Raffaele Castagnozzi, intermediario e docente nei corsi, difesi rispettivamente dagli avvocati Marino Capone e Angelo Leone. Inoltre, coinvolto anche il sindaco di S.Stefano del Sole Gerardo Santoli, difeso dall’avvocato Luigi Petrillo.
Le indagini, coordinate dalla Guardia di Finanza di Avellino, hanno portato alla raccolta di una cospicua documentazione, tra informative di reato, analisi di bilanci e dati acquisiti presso la sede dell’Alto Calore e di altre società coinvolte. Fondamentale anche il lavoro del consulente tecnico della Procura, incaricato delle perizie informatiche sui dispositivi sequestrati.La prossima udienza è stata fissata per il 17 ottobre, mentre la successiva è già calendarizzata per il 14 novembre.
Le contestazioni a vario titolo per gli indagati vanno dall’indebita compensazione (a partire da quella ottenuta nel 2019 per il credito d’imposta previsto dalla legge 205/2017, pari a circa 132mila euro; per il 2020 pari al massimo della somma erogabile, ovvero 250mila euro e stessa cifra per il 2021) in concorso con le diverse società che si sono occupate tra il 2019 e il 2021 della formazione dei dipendenti rispetto alle tecnologie 4.0
Alla contestazione di indebita compensazione si collega anche quella di emissione di fatture per operazioni inesistenti. A partire dalle prime due fatture emesse in favore di una delle società, nel giugno e luglio 2020 per un importo di circa 23 mila euro, quattro fatture emesse tra il settembre 2020 e il luglio 2021 in favore di una società casertana per circa 53mila euro; cinque fatture emesse nei confronti di un’altra srl dal marzo al maggio del 2022 per un importo di circa 54.900 euro. Contestato anche l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, proprio al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto. Contestata a Ciarcia e al collaboratore della Presidenza in concorso con i vertici delle società anche l’accusa di peculato. Per l’ex amministratore unico anche le false comunicazioni sociali, relativamente all’iscrizione in bilancio delle somme compensate illecitamente.
L’inchiesta, condotta dal Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Avellino, e’ partita nel febbraio 2023 primo blitz della guardia di finanza e i primi interrogatori dei dipendenti svolti dai pubblici ministeri Luigi Iglio e Vincenzo Toscano dalla denuncia di uno stesso dipendente dell’ente di Corso Europa. Le indagini dei militari hanno però concluso per una formazione del personale che era solo fittizia. Cosi alle società che fornivano il servizio di formazione sarebbero state versate somme dall’Alto Calore per servizi mai prestati. Operazioni oggettivamente inesistenti, che poi venivano portate, secondo la tesi accusatoria in forma illecita, come credito di imposta. Da qui le accuse di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione, oltre ad altre due ipotesi: il peculato e le false comunicazioni sociali in danno di soci e terzi.
Gli indagati, difesi dagli avvocati Nello Pizza, Capone Marino, Francesco Perone, Angelo Leone del Foro di Benevento, Cesare Maria Patroni Griffi del Foro di Napoli, Petrara Graziantonio del foro di Matera e Amelio Gennaro del foro di Napoli Nord, Carla Maruzzelli del foro di Napoli, Luigi Petrillo e Innocenzo Massaro.