E’ stata l’occasione per una riflessione a tutto campo sul rapporto tra cinema e reale la rassegna “Corto e a Capo – Premio Mario Puzo”, quello che è diventato negli anni il festival del cinema delle aree interne. Da Montella a Venticano, dove si è tenuta la cerimonia di premiazione, da Montefusco a Colle Sannita e San Martino. Un itinerario che ha raccontato le “Forme in Movimento – Corpi, paesaggi e presenze nel cosmo che ci circonda”.
Tra i protagonisti della serata di Venticano, il regista Mimmo Calopresti, vincitore del Premio Mario Puzo per il docufilm Cutro, Calabria, Italia proiettato presso la Cavea Comunale. Uno sguardo, quello di Calopresti, nel quale rivive la tragedia accaduta tra il 25 e il 26 febbraio 2023. Il caicco Summer Love, partito da Izmir, in Turchia, con oltre 180 persone a bordo, si schiantò contro una secca tra le alte onde della tempesta e naufragò davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro: persero la vita 94 migranti, tra cui 34 minori. Imprecisato fu il numero dei dispersi. Calopresti sottolinea la difficoltà di fare un cinema che racconti il nostro tempo, in una società in cui le distinzioni sono meno nette ed difficile capire posizioni e schieramenti. Eppure il regista ha saputo consegnare nel suo documentario uno spaccato attento del fenomeno dei migranti, confermandosi erede autentico della tradizione del cinema sociale. Di qui la scelta del festival di consegnargli per il premio Puzo. Non ha dubbi Calopresti “C’è solo un modo di gestire il fenomeno migratorio ed è attraverso l’umanità. C’è qualcosa che è più potente delle leggi e della politica ed è il rapporto fra le persone“. Per “ricordare e mai dimenticare“, perché “solo così riusciamo a dare un senso ad una tragedia come quella avvenuta a Cutro. Ricordare chi non c’è più, raccontare le storie di chi era su quel barcone che si è sbriciolato sulla spiaggia di Steccato di Cutro“.
E’ stato quindi Daniele Ciprì, regista, sceneggiatore e direttore della fotografia, a consegnare la sua idea di cinema “Sono ormai giunto alla conclusione che è una malattia nella quale, inevitabilmente, si consegna sempre una parte di sè”. Sottolinea il ruolo centrale della fotografia e della luce nella costruzione di un film “L’immagine riesce sempre ad esprimere ciò che si sente”. Spiega di essere “un artigiano, un appassionato delle immagini in movimento, sono partito dalle riprese dei matrimoni ma poi ho studiato il cinema attraverso i cineclub. Il cinema è sempre visionario, espressione di un immaginario che va al di là del reale. Non è un caso che sia appassionato di fantascienza” Ribadisce come “Oggi manca una visione del proprio immaginario. Il cinema contemporaneo non trasporta più la realtà nel proprio mondo immaginario. Si è smarrita la strada indicata da François Truffaut, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, quella che ha permesso a una generazione di registi di capire il mondo ma di raccontare anche se stessi.”
auspica un ritorno alle narrazioni brevi, “il cortometraggio – ribadisce – consente la massima libertà di espressione, sono state poi le esigenze di mercato a determinare la maggiore lunghezza delle pellicole”. Particolarmente apprezzato anche il concerto di Cristiano Godano, il cantautore e chitarrista frontman dei Marlene Kuntz. Un concerto voluto dal direttore artistico Umberto Rinaldi per festeggiare i dieci anni della rassegna, Ieri invece a Trevico con l’omaggio al Maestro Ettore Scola e ai 100 anni dalla nascita di Marcello Mastroianni. Di grande emozione anche il confronto con Silvia Scola che ha consegnato aneddoti legati al rapporto con il padre
E’ quindi il direttore artistico Rinaldi a parlare di un bilancio certamente positivo “Non è stato facile organizzare l’edizione di quest’anno ma il riscontro è stato positivo. Il festival ha dimostrato l’importanza di fare rete, il cinema si è trasformato in uno strumento di valorizzazione del territorio, a partire da luoghi di forte suggestione, dalla cavea di Venticano al convento di Montella. Il territorio è diventato parte integrante del festival”
I VINCITORI
Premio Puzo per la scrittura cinematografica a Silvia Scola
Il premio Mario Puzo 2024 per la scrittura cinematografica va a Silvia Scola per aver avuto la capacità di farsi erede dei grandi maestri della cinematografia italiana, rinnovando quel sapiente gusto per i dettagli, per i dialoghi, per i personaggi e più in generale per restituirci quella passione e quel trasporto che rende l’artigianato del cinema una vera e propria arte.
Premio Puzo per l’opera filmica a Mimmo Calopresti
Va a Mimmo Calopresti il Premio Mario Puzo 2024 per l’opera filmica, per aver avuto la forza e il coraggio di raccontarci una vicenda orribile della nostra Italia contemporanea, attraverso la bellezza e la verità delle immagini cinematografiche. Un’opera di delicata fermezza che risulta utile e necessaria in un momento storico in cui a volte, anche il sacrosanto diritto alla vita, sembra non essere garantito.
Premio Speciale Scrivere con la luce a Daniele Ciprì
Va a Daniele Ciprì il Premio Speciale scrivere con la luce 2024 per la sua sapiente e creativa abilità nell’utilizzare la luce per creare immagini mai banali e continuamente stimolanti con le quali è stato in grado di costruire storie sempre originali e anticonformista.
Premio Speciale Cinema e territorio a Salvatore Misticone
ll cinema come elemento di promozione del territorio, Salvatore Misticone, testimone del caso Castellabate.
Premio miglior lungometraggio a Verticalman di Roberto Moretto
Un film indipendente verace e coraggioso, sia per il tema trattato che per il genere scelto, difficile da maneggiare. Il regista si serve di un cast azzeccato, tra attori professionisti e non, per raccontare un Sud Italia che spesso non entra nel mirino del cinema mainstream, compreso quello impegnato. Ne esce una specie di favola grottesca e surreale che, con tante trovate interessanti e gag divertenti, riesce a far riflettere con leggerezza.
Premio miglior documentario ad “Api” di Luca Ciriello
Il premio Daena, miglior documentario del Mario Puzo Film Festival 2024, viene assegnato ad “Api”, ritratto amarognolo di una comitiva di ragazzi di montagna che, in attesa di un futuro incerto, prolunga la spensieratezza dell’adolescenza a bordo di un mezzo di trasporto desueto come l’Apecar. La metafora di una generazione disillusa e distante dalle luci della città. Un’esistenza ai margini, non solo geografici, che viene colta nella sua frammentarietà dagli angoli visuali ristretti e inediti del regista, memore della lezione della commedia all’italiana nel descrivere le peculiarità socio-antropologiche della vita di provincia.
Menzione speciale a “Come una ruota che gira” di Marco Rossano per essere riuscito a raccontare come un punto di debolezza si possa trasformare in un punto di forza utilizzando la perseveranza e volontà.
Premio Miglior cortometraggio a Bordovasca di Giuseppe Zampella per aver raccontato la forza e la determinazione di chi ancora resiste nelle aree interne.
Menzione speciale ai Cilentenari di Andrea D’Ambrosio Una narrazione ben costruita che attraverso inquadrature calibrate e gli spazi vuoti del sonoro riesce a raccontare in pochi minuti le dinamiche familiari e a ribaltarne i ruoli sotto lo sguardo complice dello spettatore.
Menzione per l’animazione a The splint di Mehdi Sedighi per averci donato con leggerezza un messaggio importante ed urgente
Premio Forme in evoluzione a Lithium di Alessandro Stelmasiov per aver saputo tratteggiare, con sapiente uso della macchina da presa, delle ambientazioni e della recitazione, un universo in evoluzione, con forme, personaggi e ruoli in continuo mutamento, ambientato in un futuro distopico ma ancora umano, proponendo una storia in grado di sorprendere continuamente lo spettatore.
Menzione speciale a Manco morto di Emma Cecala
Miglior corto sociale “L’immaginale”
Nel secolo in cui la massa critica decide di atomizzarsi in smartphone sempre più piccoli, rinunciando all’attivismo plurale per diventare egoismo passivo, “Things unheard” d Ramazan Kihc ricorda il potere concesso a ognuno: la capacità di osservare, il privilegio dello sguardo prima di saper parlare, il diritto di scegliere. Perché se il più grande atto eversivo comincia sempre dal racconto, come forma di ribellione alla dispersione dell’identità e la cura della memoria per la collettività, il film celebra il cinema civile nella sua completezza: aprire gli occhi e prepararsi al futuro.
Menzione speciale a Zoo di Tariq Rimawi
Premio sostenibilità ambientale a “Barolo is dead” di Anna Cordioli, Francesco Moroni Spidalieri, Simone Di Pietro che affronta il tema della sostenibilità con creatività e originalità, scegliendo di disallinearsi dalla narrazione del cambiamento climatico basato sulla paura e i suoi annessi. Il corto è ben girato, moderno, intrigante e costruito secondo canoni ben comprensibili da ogni tipo di pubblico. Il messaggio finale – grazie alla cooperazione e alle relazioni tra persone e ambiente – tutto sia possibile e superabile, lascia nello spettatore animo positivo, speranza e voglia di agire.
Premio School Days a Science Power di Francesco Faralli
rappresenta lo sforzo di una scolaresca che, con giusta dose di divertimento, è riuscita a utilizzare il mezzo cinematografico per diffondere un messaggio universale. Un lavoro eseguito con spontaneità eppure ben studiato, capace di far riflettere e sorridere, senza essere mai pesante. Un esempio concreto di come il cinema, in tutte le sue forme, possa essere un valido strumento per la crescita di bambini e ragazzi.
Menzione speciale ad Occhio nudo di Pietro Baiocchi
Esemplare impegno di un ragazzo giovanissimo che decide di raccontare i suoi pensieri mattutini attraverso le immagini, mentre va a scuola. Una profondità che non è da tutti. Che questa menzione possa essere uno sprono a fare di meglio e a non smettere mai di raccontare storie
Premio Slow Food a Prova D’Amore di Deniz Nazzari
per averci ricordato che “le prove” che affrontiamo non devono cambiarci o farci perdere di vista le vere motivazioni. L’amore è una forza straordinaria che può sopportare tutto, anche le condizioni più difficili. Solo amando il prossimo e il pianeta che ci ospita tutti, riusciremo a governare i cambiamenti che ci appaiono più destabilizzanti.
Il premio del pubblico 2024 va a “Antes de que se pona o sol” di Nani Matos