“All’interno del nostro partito c’è un dibattito civile e aperto. Credo che le opposizioni abbiano dato prova di serietà, coerenza e intransigenza. Tornare indietro oggi sarebbe molto difficile. Abbiamo già votato contro il consuntivo, e non per strategia politica, ma per un giudizio nel merito: quel consuntivo porta il Comune al fallimento, con milioni e milioni di euro di debiti.
Non si può semplicemente far finta di nulla. Dobbiamo essere leali con i cittadini che ci hanno dato fiducia, ma anche con gli elettori della stessa Nargi”. Così Antonio Gengaro, consigliere comunale del Pd, a margine della manifestazione contro la guerra che si è tenuta oggi ad Avellino.
“La maggioranza che aveva sostenuto la sindaca – spiega Gengato – è implosa. È ora di prenderne atto e tornare al voto. L’offerta della sindaca di ricostruire è tardiva, e si basa su giustificazioni risibili, come la paura di perdere i fondi. Ma il commissario prefettizio avrebbe tutti i poteri, anche quelli del Consiglio comunale, e potrebbe approvare i progetti senza difficoltà.
Inoltre, la sindaca non ha mostrato alcun gesto di disponibilità: non si è dimessa, non ha azzerato la giunta. Una giunta in cui figura un assessore già membro dell’amministrazione del Comune di Monteforte, poi sciolto per camorra. A livello puramente politico, non mi sembra il miglior biglietto da visita.
C’è anche l’ipotesi che entri in iugnta il segretario cittadino di Forza Italia: in questo modo avremmo una sorta di governo senza Ciampi, ma con Nargi ancora sindaca, e con tutte le controindicazioni del caso. Il Pd, a livello nazionale, ha appoggiato governi nei quali non era uscito vincitore: alcuni nel partito hanno questa tendenza, perdono le elezioni e poi si precipitano a occupare ogni strapuntino di potere disponibile. Ma l’elettorato, quando ci si comporta così, punisce. Tant’è che a un certo punto il Pd è sceso al 15-16% nel Paese. Oggi si sta riprendendo grazie a una segretaria giovane, progressista e dinamica, che sta ricostruendo un campo di centrosinistra”.
E ancora: “La mia candidatura, tra l’altro, non è stata decisa dal Pd da solo: è nata dall’associazione Controvento, sostenuta da tutta la sinistra irpina e dal Movimento 5 Stelle. Quando si sceglie un sindaco, lo si fa insieme. Ma se si tratta di occupare posti di potere, non può decidere una sola parte del partito. Questo non è un modo sano di vivere un partito.
Il nostro partito ha una linea nazionale chiara: costruire un Campo largo del centrosinistra, in tutto il Paese. In Campania e ad Avellino, invece, si cerca l’accordo con un civismo ambiguo, che in parte sostiene il sindaco Festa, oggi al centro di varie inchieste giudiziarie, e in parte è alleato con figure di centrodestra. Il cosiddetto Patto civico che ci ha fatto perdere le elezioni era sostenuto da Gianfranco Rotondi (Fratelli d’Italia), Angelo D’Agostino e Livio Petitto (entrambi di Forza Italia).
I gruppi consiliari hanno legittimamente autonomia, ma questa riguarda le scelte amministrative, non le alleanze politiche. Noi stiamo in un partito, non in una lista civica: i partiti hanno regole, statuti, dovrebbero convocare i congressi (cosa che ad Avellino non accade da anni). È su queste regole che si fonda l’azione politica.
Resto, come sempre, disponibile al dialogo fino all’ultimo minuto, ma ritengo che oggi dobbiamo essere coerenti e seri, con l’elettorato e con i cittadini che ci hanno collocati all’opposizione. È lì che dobbiamo rimanere, per credibilità e dignità politica. È un sacrificio, ma necessario. Per fortuna, le elezioni tornano ciclicamente, e potremo anche rivincerle.
Per quanto riguarda lo “spauracchio” di Festa: io penso che, in questa fase, il sindaco uscente abbia messo in atto politiche autolesioniste e sia in crisi. Ma Festa e Nargi sono, come ho detto più volte, due metà della stessa mela. “Simul stabunt, simul cadent”: insieme stanno, insieme cadranno.
Chi teme ancora il ritorno di Festa e per questo si aggrappa all’attuale amministrazione, sbaglia. Non possiamo vivere nella paura di un singolo personaggio. Se così fosse, tanto varrebbe chiudere tutto e andarcene a casa”.