Nel 2007, quando Antonella Russo, è stata assassinata dal patrigno, attinta da sette colpi di pistola, perché si era frapposta tra lui e la madre, vittima di violenze domestiche, ancora non esisteva la parola femminicidio.
Inizia così il racconto a tinte scure e dolorose che, questa mattina, al teatro Carlo Gesualdo di Avellino, è stato illustrato ad oltre 1000 studenti della provincia, nel corso dell’iniziativa di sensibilizzazione organizzata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
L’evento ideato e realizzato dalla Prefettura di Avellino, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale, dalla Questura, dal Comando provinciale dei Carabinieri, dal Comando provinciale della Guardia di Finanza e dall’Ufficio Scolastico Provinciale, ha inteso portare all’attenzione degli studenti casi realmente accaduti sul territorio attraverso il racconto degli inquirenti, dei protagonisti e delle vittime.
Sul palco del teatro Gesualdo di Avellino, alla presenza delle autorità e di circa 1200 studenti provenienti dalle scuole secondarie di secondo grado della provincia, si sono alternate storie che hanno commosso e colpito l’uditorio.La vicenda di Antonella Russo, raccontata dal maresciallo dei carabinieri Francesca Bocchino e dal magistrato che hanno seguito il caso, è stata, poi, rivissuta attraverso le parole della sorella della vittima.
Passando poi, alla tragica vicenda di Elisa Affinita, assassinata, con un colpo di pistola al cuore, nel 2011 a Cervinara, dal marito, pluripregiudicato, che, come ha spiegato il Questore di Avellino, Pasquale Picone, che seguì il caso, non le aveva perdonato una vacanza di pochi giorni Ma ci sono anche storie di speranza.
Come quella di Francesca e Maddalena, le due sorelle di Aiello del Sabato, segregate nella loro abitazione dai familiari perché donne, e liberate, nel 2022, dai carabinieri e restituite alla vita.E’ stato, poi, rivissuto anche un esempio di società civile impegnata ad aiutare le donne, come nel caso di Tznadel Marzena Malgorzata, inseguita dal compagno che voleva prenderla a martellate e salvata, nel 2018, dall’attuale allenatore dell’US Avellino calcio, Raffaele Biancolino, pure presente all’evento di questa mattina, che, senza timore si è interposto tra i due, mettendo in salvo la donna.Casi reali, dunque, come ha spiegato il Prefetto di Avellino Rossana Riflesso, che servono per capire che il fenomeno della violenza sulle donne non è lontano da noi, e che, pertanto, richiede una consapevolezza da parte di tutti e, soprattutto, da parte dei giovani, sia nel rispetto dell’altro sesso, sia nell’impegno, come cittadini, a tutela delle vittime di violenza.
“E’il tempo di essere attori del vostro destino e di prendere in mano la vostra e questo lo dico alle donne. Noi come forze dell’ordine- afferma il Questore di Avellino – ci siamo. Gli strumenti giuridici ci sono. Attivatevi soprattutto in chiave preventiva. Se vedete situazioni nel vostro condominio e nelle famiglie. Se ascoltate forme di violenza rappresentatelo alle forse dell’ordine. Vorremmo avere una società più giusta ed inclusiva e per questo abbiamo bisogno di tutti quanti voi”.
“Sono padre di due figli che hanno la vostra stessa età. Qualche giorno fa un amico – spiega il colonello Domenico Albanese comandante provinciale dei carabinieri – mi ha mostrato la scena di un film che molti di voi già conoscono e ho pensato di riproporle, perchè tramite il mondo delle immagini, ognuno di voi possa fissare nella vostra mente e nel vostro cuore un atteggiamento che va debellato. L’amore non è possesso, ma protezione, rispetto e libertà.”
“Il valore aggiunto che la figura femminile dà nella società è – sottolinea il colonello Leonardo Erre comandante provinciale della guardia di finanza- di enorme valore. Un valore aggiunto, che è un vero e proprio tesoro e a questo tesoro cui possiamo, che non rispondere con due parole fondamentali: amore e rispetto. Amore quello sincero, che antepone l’altra parte che abbiamo davanti rispetto al nostro egoismo. Rispetto che si deve alle persone in genere e soprattutto a quelle quelle figure, che ci hanno dato la vita. noi proveniamo da una donna. Se dalla vita proveniamo non possiamo che donarla questa vita rispettandola ed amandola nel modo più sincero possibile”.