Casse integrazioni, contratto di solidarietà, vertenze sindacali. L’autunno del lavoro nelle industrie distribuite lungo tutto lo stivale si preannuncia molto caldo. Secondo un report stilato dalla Cgil, nei quali sono inclusi i dati fino all’8 agosto, le criticità sono molteplici e probabilmente sottostimate. I tavoli di confronto, sulle crisi industriali, aperti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy coinvolgono oltre 60mila dipendenti divisi tra 55 aziende.
A questi vanno aggiunti altre migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno interlocuzioni a livello regionale per le quali non esiste una mappatura. Ancora, ci sono 5141 dipendenti di aziende che non hanno aperto nessun tavolo presso il dicastero. Per quanto riguarda le unità a rischio perché coinvolte nella transizione ecologica sono oltre 120mila: ci sono i 25.459 della siderurgia, altri 8mila nel settore della produzione dell’energia (centrali a carbone e cicli combinati), circa 2.000 nel settore elettrico (a rischio per l’addio al mercato tutelato), quindi 4.094 nella chimica di base, 3.473 nel petrolchimico e nella raffinazione, 8.500 nelle telecomunicazioni. Il settore più a rischio è senza dubbio quello dell’automotive, dove se ne contano circa 70.000.
In Irpinia ci sono le questioni legate all’Industria Italiana Autobus di Flumeri, per la quale si discuterà nuovamente a Roma il prossimo 3 settembre alla presenza dal ministro Adolfo Urso. E col finire delle ferie per la Denso si è aperto il periodo caratterizzato dal contratto di solidarietà che sarà valido dallo scorso 26 agosto al 31 marzo 2025, messo a punto per scongiurare che gli esuberi si trasformino in licenziamenti. Tamponata la situazione della Stellantis di Pratola Serra, ma le uscite volontarie per le quali sono stati approntati degli incentivi economici continuano e dovrebbero portare il personale al minimo storico, ovvero al di sotto dei 1500 dipendenti.