Dal ritorno del latino alla lettura della Bibbia. Dividono le nuove linee guida per le scuole elementari e medie annunciate dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che potrebbero entrare in vigore a partire dal nuovo anno. Se in tanti sottolineano l’importanza di recuperare le radici culturali e linguistiche del paese, altri pongono l’accento sui pericoli legati al concetto di identità, che rischia di diventare strumento per alzare barriere, in una scuola e una società sempre più multiculturali.
“Mi trovo perfettamente in linea con il pensiero e l’operato del Ministro Valditara – spiega il professore Nicola Trunfio, dirigente scolastico dell’Ic Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi, sindaco di Villamaina, referente scuola Progetto Pilota Alta Irpinia – Trovo molto valida l’idea di provare a ricostruire una scuola capace di coniugare l’innovazione con la nostra tradizione culturale. L’inserimento del latino nel curricolo, a partire dalla seconda media, con un’ora settimanale opzionale è molto interessante, anche se non si può definire una novità, dato che molte scuole già dedicano dei moduli extracurricolari a questa tipologia di percorso. Trovo giusto ridare centralità alla storia d’Italia e dell’Occidente, in particolare riproponendo quella finora dimenticata degli antichi popoli italici. Qualche mese fa abbiamo presentato insieme al compianto collega Romuanldo Marandino un volume sulla storia degli antichi Irpini: Le Genti del Lupo, (Delta Tre) proprio con lo scopo di fare appassionare le giovani generazioni alla riscoperta delle radici. Non ho mai condiviso quella crasi forzata denominata geostoria. Altrettanto giusto il cercare di rivalutare la creatività della nostra tradizione musicale ed artistica proprio come la rivalutazione dello studio dei grandi testi classici della letteratura occidentale, tra i quali giustamente il ministro Valditara annovera la Bibbia, il Libro per eccellenza, quello che forse connota più efficacemente le radici comuni dei popoli del Mediterraneo e dell’Occidente. Il ministro fa bene anche ad insistere sull’esercizio della lettura, delle abilità mnemoniche e di quelle grafiche. Infine il suo operato mi trova concorde anche sul ritorno ai giudizi sintetici nella scuola primaria, reintrodotti da una recente ordinanza (O.M.10/1/2025 riferita alla L.150/2024), in sostituzione delle complicatissime ed ostiche griglie descrittive. Bene anche il ripristino del voto di comportamento nella scuola secondaria. Trovo che la tematica del rispetto delle regole e dei ruoli sia una questione centralissima nelle dinamiche della società contemporanea”. Mentre ribadisce di non condividere “la politica sulla razionalizzazione delle autonomie scolastiche in quanto credo che per le aree interne sarebbero necessari parametri di maggiore flessibiliò. In caso contrario, in Alta Irpinia per comporre un istituto di 1000 alunni occorrerebbe mettere insieme più di 10 paesi”.
Sulla stessa linea il dirigente scolastico del Convitto Colletta di Avellino Attilio Lieto che spiega come il ritorno al latino rappresenti un segnale importante ma anche una progettualità già proposta da alcuni istituti irpini: “Quest’anno, a partire dal secondo quadrimestre al Convitto Nazionale di Avellino, avevamo già pensato di introdurre lo studio del latino con una progettualità redatta dai docenti interni grazie alla sinergia tra docenti della Scuola Secondaria di I Grado e quelli dei nostri Licei (Liceo Classico e Liceo Classico Europeo con EsaBac). Riteniamo che sia un’iniziativa utile, in quanto la lingua latina con la sua struttura può contribuire alla cultura della regola, che parte, inevitabilmente, dallo studio della grammatica: è necessario trasmettere agli allievi la consapevolezza del valore della correttezza linguistica e formale, in vista dell’ordine e della chiarezza nella comunicazione. In fondo se si riflette, la chiarezza è anche una forma di autocontrollo, un “doveroso impegno verso l’altro”, per usare le parole del Ministro”. Ribadisce come “Una delle virtù che il Latino e le lingue classiche insegnano è proprio la pazienza di fermarsi in un mondo frenetico, di riflettere sulle parole di chi non è più ma che ha lasciato un segno indelebile nella civiltà europea. Il Latino è parte di noi, perché è il fondamento del nostro linguaggio. Ed è il linguaggio che ci permette di incontrare l’altro e di incontrarlo con meno paura. Ben venga il latino, se questo serva a creare civiltà, che è sempre frutto di un incontro di culture diverse, del cosmopolitismo, un atteggiamento che in questi tempi bui risulta quanto mai necessario per la vera Pace nel mondo”
Ad avanzare qualche riserva Gregorio Iannaccone, dirigente scolastico Andis “Abbiamo delle buone indicazioni nazionali, che sicuramente necessitano di essere rivisitate, per rispondere ai veloci cambiamenti della frettolosa società contemporanea. Certo nessuno si aspettava che anziché di intelligenza artificiale si parlasse delle filastrocche a memoria (le migliori restano quelle di Gianni Rodari, progressista ante litteram e per giunta comunista…). Ma il testo di questo preannunciato salto nel futuro, con tanto di Bibbia e di latino, ancora non esiste. C’è qualche battuta, intervista a giornale amico (del Ministro) e un avvio di dibattito surreale senza i protagonisti veri della scuola, i docenti, i dirigenti, gli studenti… Sono stati tirati in ballo i modesti risultati degli apprendimenti nella scuola secondaria di primo grado, ma se verifichiamo quelli della società adulta, sarebbero a dir poco raccapriccianti e certamente non migliorerebbero con la Bibbia, a meno che non si spera in effetti miracolanti. Vorrei ricordare a chi parla come l’avventore di un bar che in Italia esiste l’autonomia scolastica, costituzionalmente garantita, che già consente di attivare corsi di latino, di estendere l’insegnamento della musica e pure di insegnare la salvifica filastrocca a memoria. Ecco, proviamo a crederci nell’autonomia, a sostenerla, a rinforzarla, come recentemente abbiamo sostenuto a Bergamo in un interessante e partecipato convegno dell’Andis. La scuola si fa crescere soprattutto valorizzando le risorse professionali degli operatori e la progettualità dei territori. Partendo da qui si possono riscrivere tutte le indicazioni possibili guardando alla crescita dei giovani e della società, non a miseri interessi che con gli apprendimenti hanno poco o nulla a che fare”.
Ad esprimere qualche dubbio anche la dirigente scolastica dell’Ic Di Meo di Volturara Emilia Di Blasi “Il latino è una lingua importantissima per la formazione dei ragazzi, un tassello prezioso per completare la loro conoscenza e aiutarli a comprendere meglio il nostro passato. Tuttavia, ritengo che sia importante rispettare l’autonomia delle singole scuole e lasciare a ogni istituto la scelta di attivare o meno un percorso di formazione legato alle lingue classiche. C’è da dire, inoltre, che progettualità di questo tipo sono già state promosse in passato anche dal nostro istituto e rivolte agli studenti che volevano portare avanti studi classici. Mi convince di meno l’inserimento dello studio della Bibbia. Non mi piacciono le imposizioni dall’alto, credo che la lettura della Bibbia acquisti un senso profondo nel momento in cui diventa punto di partenza per interrogarsi sul concetto di cristianità e sui valori di rispetto e tolleranza, altrimenti finiamo per fare catechismo. Bisognerebbe tutelare la libertà di insegnamento di ciascun docente, anche nel rispetto dei tanti ragazzi di differenti culture che caratterizzano le nostre scuole”
A parlare di una riforma che non affronta in nessun modo i nodi con cui deve fare i conti la scuola oggi la professoressa Margherita Faia, docente al liceo scientifico Mancini “La scuola italiana sta attraversando una crisi profondissima, che ha il suo culmine nella burocratizzazione eccessiva della sua ossatura, della sua struttura, che finisce per svilire la qualità della didattica, qualità che molti docenti continuano a tutelare come possono nella consapevolezza che un’ istruzione intesa come percorso di vita relazionale, civica e culturale possa ancora fare la differenza. La scuola andrebbe ripensata alla luce dei nuovi tempi, e quel che mi preoccupa della riforma Valditara è una proposta diversa proprio di alcuni percorsi storici che non dialogherebbero più con i contesti internazionali, facendo venir meno la conoscenza consapevole di taluni eventi. Quanto al resto: oggi nessuno impedisce ad un docente di chiedere ai propri alunni di imparare poesie a memoria, alle scuole medie ci sono corsi extracurricolari facoltativi per apprendere le basi della lingua latina, dunque non credo che, dinanzi alle tante questioni legate al mondo dell’ istruzione oggi, bisogna continuare ad assistere allo spettacolo della montagna che partorisce il topolino. Per quanto riguarda poi la lettura della Bibbia alle scuole elementari, non ritengo che essa debba essere un obbligo ministeriale, ricordando che la scuola non deve essere il luogo della chiusura culturale, ma un posto in cui lo sguardo si allarga sugli orizzonti dell’ anima e del sapere”.
A commentare positivamente le nuove indicazioni nazionali la professoressa Giulietta Fabbo, docente al liceo Colletta: “E’ un segnale di grande riconoscimento dell’ importanza delle lingue classiche nella formazione anche delle menti più giovani. E’ il segno della consapevolezza che lo studio della disciplina linguistica latina consentirà alle giovani menti di avviarsi in tempo utile verso la comprensione dell’importanza della regola e della sua applicazione. Chi insegna alle scuole superiori di secondo grado da anni registra un calo della percezione delle strutture formali di base che fanno riferimento agli aspetti morfologici e sintattici della lingua italiana. L’ insegnamento del latino ritornerà dunque ad essere funzionale al miglior apprendimento della lingua italiana. L’insegnamento della lingua latina diventerà funzionale alla capacità dell’allievo di applicare meccanismi logici e di ragionamento. Le due facce della medaglia della disciplina classica, ovvero l’approfondimento della lingua italiana da un lato, e la capacità di ragionamento dall’altra, vengono introdotte in una fase fondamentale nella psicologia dell’età evolutiva e saranno di conseguenza garanzia di una formazione decisamente più completa”.
“Prima di entrare nel merito della riforma scolastica di Valditara – spiega il professore Leonardo Festa – occorrerebbe però partire da un presupposto: da cosa nasce una riforma? Evidentemente da nuovi problemi emersi ne tempo che richiedono quindi nuove strategie. Quali sarebbero allora i problemi della scuola oggi? Se volessimo rispondere partendo dai dati Istat, scopriremmo ad esempio che quasi un terzo degli studenti ha difficoltà nella comprensione del testo, e che andrebbe colmato il gender gap nelle discipline STEM. Occorrerebbe quindi potenziare il senso critico e rimuovere gli ostacoli, adottando strategie innovative e migliorando la qualità degli spazi di apprendimento. Il senso di questa riforma, che mette insieme lo studio delle poesie a memoria, del Latino, della Bibbia e della Storia dell’Occidente, sembra invece andare in un’altra direzione: bisogna rafforzare la nostra identità riscoprendo le nostre radici. Ecco quindi svelato il mistero, come afferma Tomaso Montanari: questa riforma sarebbe come l’algoritmo dei social, che ti fa vedere solo quello che ti piace. Il messaggio implicito è chiaro: torniamo alla vita del passato perché è più rassicurante. La principale preoccupazione in questo momento pare essere quella di ritrovare la propria identità, per poter meglio tramandare la nostra tradizione, e di opporsi ad una scuola globalizzata che, come sostiene Gramellini, in nome dell’inclusione, finisca per allevare apolidi privi di identità e memoria. Occorre imparare a leggere criticamente, aiutare gli studenti ad accrescere il proprio senso critico: studiare la Bibbia va benissimo, ma non se l’obiettivo è catechizzare, così come studiare la storia dell’Occidente è fondamentale, ma solo se lo si fa in comparazione con quanto avvenuto nel resto del mondo. Non è certo sbagliato conoscere la propria identità, ma lo si fa per chiudersi in sé stessi o aprirsi agli altri? Vedere le cose da una sola prospettiva è il contrario della cultura, che ansi dovrebbe educare a nuovi sguardi sul mondo.