Dante Alighieri ha intrigato e ispirato il cinema fin dalle origini, con l’obiettivo (o forse dovremmo dire il sogno) di dare vita anche con le immagini in movimento alle sue potenti visioni, ai drammi di cui è intessuta la Divina Commedia (in special modo l’Inferno), all’intensità psicologica ed emotiva dei tanti personaggi che ha reso immortali. A tessere le fila di questo complesso rapporto tra il cinema e il sommo poeta è lo studioso Paolo Speranza nel suo volume dedicato a “Dante e il cinema” per ribadire come “la realizzazione di un film sull’universo poetico dantesco rappresenta una delle sfide più aperte ed emozionanti per produttori, registi, attori di tutto il mondo”. In questa monografia l’autore, docente di letteratura e storico del cinema, ripercorre la parabola del filone dantesco nel cinema mondiale lungo le coordinate temporali (dal muto al sonoro) e geografiche, dal cinema americano delle origini a quello italiano, dalla Francia alla Germania, fino a Hollywood, contestualizzando i singoli film, molti dei quali perduti, secondo la ricezione culturale dell’opera di Dante e l’evoluzione artistica e tecnica del cinema, organizzando i documenti finora disponibili e alcune informazioni inedite e preziose. Grande attenzione è rivolta alle riduzioni cinematografiche dell’Inferno e ai numerosi titoli ispirati alle straordinarie figure femminili che Dante ha eletto a protagoniste di ciascuna delle tre cantiche della Divina Commedia.
Un viaggio emozionante e ancora in progress, che incrocia anche i tanti film sognati, da Pasolini a Fellini ma non soltanto, così come i tentativi di imitazione, le parodie, i progetti continuamente annunciati e mancati ancora oggi, nel settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante. Un viaggio che parte dall’Inferno della Milano Films e Dante’s Inferno di Henry Otto, prodotto dalla Fox Film Corporation, due colossal del cinema muto. Così in Dante’s Inferno, nel 1924, un milionario senza scrupoli, dal nome di Mortimer Judd, con le sue spietate speculazioni finanziarie causa la rovina di Eugene Craig, che decide di togliersi la vita, e come ultimo gesto fa recapitare al suo aguzzino una copia della Divina Commedia. Ma sono numerose le pellicole che utilizzano la formula della discesa agli inferi come strumento di riscatto o occasione per ritrovare la donna amata come in “What dreams may come” e “Deconstructing Harry” di Woody Allen