Di Gianni Festa
“Ne ha fatto un’altra” , dice Michelangelo, 23 anni studente universitario. Nel mirino mette Vincenzo De Luca, governatore della Campania, che venerdì scorso alla testa di sindaci e amministratori del Sud ( ma anche di dirigenti regionali e i rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori disoccupati) ha protestato contro il governo (in particolare il ministro Fitto) ritenuto responsabile di aver chiuso la borsa dei fondi di coesione per lo sviluppo del Mezzogiorno. Non solo, ma anche lanciando velenosi stralicontro il capo del Governo.
L’interrogativo che si pone il giovane studente è se quello di De Luca sia il modo più giusto per difendere le ragioni di un Sud che oltre ai ritardi nell’erogazione dei fondi di coesione vede all’orizzonte la grave penalizzazione prevista con la legge per il regionalismo differenziato e la Zes unica, le cui decisioni sono accentrate in una cabina di regia allocate presso palazzo Chigi.
In realtà c’è tanta di quella roba che rende buia la già notte del Mezzogiorno in crisi.
Se le motivazioni della “protesta-rivolta” sono giuste il modo in cui De Luca ha orientato lo svolgersi della manifestazione è a dir poco singolare . Un modo che produce l’effettivo indebolimento della strategia meridionale che si fonda sull’ unità del Paese e sul confronto tra le istituzioni. Clemente Mastella, ex Guardasigilli e oggi sindaco di Benevento, primo Comune d’Italia a prendere le distanze dal provvedimento Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, esprime tutto il suo dissenso sul modo in cui si è svolta la manifestazione romana.
“I toni utilizzati da De Luca – afferma Mastella – non li condivido. De Luca dovrebbe chiedere scusa alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a cui esprimo la mia piena e convinta solidarietà”.
Per l’ex Guardasigilli oltre ai toni offensive c’è soprattutto una questione di metodo nella soluzione dei problemi. “Occorre – dice – smussare gli angoli del conflitto. Credo che gli scontri istituzionali non facciano bene a nessuno”.
IL PERSONAGGIO
Il governatore della Campania che ha costruito ia sua immagine su una dialettica poco elegante e usando toni forti contro chi non condivide i suoi atteggiamenti potrebbe avere motivi diversi che spiegherebbero il mettersi anche alla testa di una parte degli amministratori.
La sua battaglia contro il Pd (partito che gli ha consentito di governare la Campania) con il saggio “Nonostante il Pd, in processione per tutta l’Italia è un florilegio di accuse irriverenti ai vertici del Pd apostrofati in tutti i modi. E’ bene qui ricordare che De Luca, sconfitto nella precedente fase congressuale con il sostegno a Bonaccini, ha mal digerito la elezione della segretaria Emy Schlein oggi, suo avviso, responsabile della cattiva politica del partito.
C’è poi la questione del Terzo Mandato elettorale che, oltre a dividere il centrodestra tra Fdi e Lega, è stato sempre tra gli obiettivi del governatore della Campania fin da quando era stato eletto con il secondo mandato. E allora fare una prova muscolare, come è avvenuto venerdì nella manifestazione romana potrebbe essere interpretato come un ulteriore tassello della sua personale strategia elettorale. In realtà tra le ipotesi paventate in questi mesi ci sarebbe anche quella secondo cui De Luca potrebbe aspirare alla segreteria nazionale del Pd.
Come si vede le chiavi di lettura che giustificherebbero i suoi comportamenti sono tante e alcune possibili.
GLI INSULTI
Tuttavia questo non autorizza De Luca a usare frasi discriminanti e colorite verso le donne e le Istituzioni della Repubblica italiana.
Nel momento in cui l’intero Paese è chiamato ad impegnarsi in una lotta contro la violenza sulle donne , rivolgere una grave offesa alla donna Giulia Meloni è profondamente sbagliato e ineducato.
Non solo nel caso di Giulia Meloni ella rappresenta la Repubblica italiana, l’Istituzione e il simbolo garante della democrazia e della libertà.