Elettrico e motori endotermici, l’automotive in Irpinia è diviso tra passato e futuro. Intanto, nel presente, il quadro è paradossale. La Stellantis di Pratola Serra, capofila dell’indotto, ha visto garantita la produzione dei motori euro 7 del gruppo commerciale fino al 2030. Nessuna prospettiva oltre questa data, ma di sicuro una boccata d’ossigeno per i lavoratori. Allo stesso tempo, l’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla Denso di Pianodardine che rischia il ridimensionamento.
Ed è proprio la conversione verso l’elettrico a pesare su questa condizione, determinando un calo nelle commesse. Una conseguenza che ha portato i vertici della Thermal Systems a programmare 239 esuberi su i 900 operai che lavorano nell’impianto.
Non un fulmine a ciel sereno, vista la cassa integrazione adottata da tempo che ha ridotto i giorni lavorativi a 3 alla settimana. Dei dipendenti messi in uscita, la maggior parte saranno destinatari di proposte di uscite volontarie con indennizzi economici o avviati al pensionamento anticipato.
Per i restanti si profila l’avvio dei contratti di solidarietà a 12 mesi dalla fine di agosto. Salta, di fatto, l’accordo che prevedeva la stabilizzazione di un operaio per ogni 3 uscite.
L’avvento dei motori elettrici sul mercato ha portato a una riduzione della manodopera. Per la produzione degli impianti di climatizzazione e raffreddamento delle autovetture con motorizzazione endotermica – prodotti dalla Denso – l’impiego di forza lavoro è nettamente maggiore rispetto a quelli a trazione elettrica. Un abbattimento dei costi che porta, inevitabilmente, a drastici tagli del personale. Se non fosse che si stia parlando di un mercato in uno stato embrionale, almeno in Italia.
Le parti sindacali stanno trattando per scongiurare il peggio, o quantomeno garantire la migliore condizione per gli operai soggetti a questa decisione aziendale.