“Di programmi continuo a vederne pochi, manca una visione ma andare a votare è l’unico strumento che abbiamo per salvare la democrazia”. Lo sottolinea Monsignor Antonio Di Donna, presidente della Conferenza Episcopale Campane che sceglie di partire dal messaggio inviato dai vescovi campani, alla vigilia della competizione elettorale, introdotto da Paola Pericolo, segretaria Consulta Aggregazioni Laicali. “La politica la fanno i laici – ripete -mi meraviglio che a 60 anni dal Concilio Vaticano II ci sia ancora chi parla del partito dei cattolici. I vescovi possono mettere in guardia, invitare a riflettere sul valore di cui si carica il voto ma non possono dire per chi votare”. Spiega come “Se da una parte c’è un risveglio di partecipazione, dall’altra cresce l’astensionismo, quello che è un segnale di indifferenza e disaffezione. Di qui il messaggio lanciato dai vescovi perchè la gestione dei governi non sia nelle mani di pochi. E’ chiaro che quando la partecipazione non è piena la democrazia è in pericolo. Basti pensare al 43% di cittadini che non sono andati a votare in Calabria”. Ammette come “è la malapolitica ad essere alla base della disaffezione, perchè appare troppo spesso come un affare privato ma bisogna reagire. Un appello rivolto anche a coloro che si impegnano in politica perchè non contribuiscano alla disaffezione. Ci troviamo di fronte a una democrazia malata, a una legge elettorale che non permette fino in fondo ai cittadini di far sentire la propria voce, Un disaffezione che nasce anche dalla diffusa illegalità e dall’idea clientelare del voto”
Ribadisce come tra le priorità indicate dai vescovi ci sono la custodia del creato, il diritto alla salute, l’educazione alla legalità e giustizia e lo spopolamento delle aree interne “Da qualche anno i vescovi di Irpinia e Sannio continuano a confrontarsi per contrastare questo fenomeno. Un allarme lanciato con un documento intitolato “La mezzanotte del Sud”. Tra le priorità non può che esserci anche l’acqua “C’è bisogno di una migliore distribuzione in una terra ricca di acqua”. E sulla campagna elettorale in corso spiega che “si sta inasprendo come spesso capita al linguaggio dei social. Non c’è rispetto dell’avversario e spesso assistiamo ad attacchi frontali. Manca la capacità di confronto”. Ribadisce come “i programmi devono contare più delle persone, il bene comune viene prima di quello individuale, se si partisse da questa idea saremmo già a metà dell’opera”. Sottolinea come “ai sacerdoti chiedo di educare alla partecipazione, alla democrazia, lasciando i fedeli liberi di fare le scelte che vorranno ma ricordando loro che la politica non può essere scelta clientelare”. Pone l’accento sulla disponibilità della Chiesa a collaborare, chiunque andrà al governo, rilancia la centralità della sfida educativa e si sofferma su un’indifferenza diffusa anche tra l’elettorato cattolico costretto oggi alla diaspora. Anche se sappiamo bene che non avrebbe senso oggi ricomporre il partito dei cattolici, sarebbe anacronistico rifondare la Dc”. E ammette come lui stesso non si senta rappresentato “nè dalla desta che pure sbandiera valori cari alla cultura cattolica ma poi non offre garanzie sul piano dell’accoglienza e delle politiche sociali attenti ai poveri, nè dalla sinistra che mostra più attenzione alle fasce sociali disagiate ma è su posizione diverse sul piano dei diritti. La Campania potrebbe essere una delle prime regioni ad approvare una legge sul suicidio assistito”. E spiega come sia necessario mettere da parte cinismo e rassegnazione e costruire insieme una pagina nuova della democrazia
E Nicola La Sala del Consiglio Scientifico Istituto Bachelet Azione Cattolica a ricordare il valore dell’appello dei vescovi che indicano una via alternativa, quella della cura, al di là della ricerca del consenso. E’ quindi il vicario don Pasquale Iannuzzo a chiudere il dibattito ribadendo come la politica non possa prescindere dalla centralità della persona. Presenti in sala il giornalista Carlo Verna e Carlo Mele, già Garante provinciale detenuti candidati con la lista Per “Siamo qui per ascoltare- Diventa fondamentale favorire la partecipazione ragionando su ciò che ciascuno può fare nel segno del bene comune. Centrale anche il ruolo dei giornalisti percheè è fondamentale conoscere”





