C’è sconcerto anche tra le associazioni irpine sulla vicenda delle dimissioni di Festa all’indomani della bufera giudiziaria abbattutasi sull’amministrazione comunale. Sconcerto ma anche la consapevolezza delle divisioni esistenti nel tessuto sociale
Vittoria Troisi del Centrodonna sottolinea come “L’inchiesta, a cui sono seguite le dimissioni, ci restituisce, innanzitutto, l’idea che la magistratura è un organismo che funziona bene. C’è da dire che la parte sensibile e attenta della città nutriva già tanti dubbi, prima ancora della scoperta delle inadempienze legate al mancato rispetto della legge. Appariva già chiaro che i metodi utilizzati non erano rivolti al bene comune. Far funzionare una città significa garantire servizi alla famiglia, agli anziani, alle fasce sociali disagiate. Avellino è una città oberata di cose non fatte, a cui faceva da contraltare l’ottimismo del sindaco, il suo usare le parole per millantare, senza poi intervenire sui problemi del capoluogo. Ma la città è fatta di persone, che non possono stare bene se non ci sono consultori o servizi di assistenza. Già qualche mese fa qualche consigliere aveva denunciato come i soldi per l’estate avellinese derivassero dalle tasse pagate dai cittadini, parlando di poca trasparenza dell’azione amministrativa. La stessa idea di cultura di cui si è fatta promotrice la giunta Festa appariva pericolosa, perchè la riduceva a un vaso da riempire con eventi, artisti o idee provenienti da fuori, in cui i cittadini erano chiamati ad assistere o a fruire di concerti o spettacoli, senza mai esserne protagonisti. Lo stesso Eliseo ne è un esempio, non è mai diventato casa del cinema ma veniva strumentalizzato dall’amministrazione comunale per farsi belli all’esterno, si millantava un amore per il cinema che non c’è mai stato. Penso alla mancanza anche di un semplice schermo per proiettare i film di Scola. Il vero scandalo è sempre stato quello di un sindaco che non si preoccupava dei problemi reali della città. Oggi, in tanti, si stanno interrogando su tutto questo, quegli stessi che erano stati attirati dalla vivacità inaspettata della città, una vivacità dietro cui si nascondeva un sistema di potere che consentiva la distribuzione di centinaia di migliaia di euro tra amici e conoscenti”
La psichiatra Maria Grazia Papa di Soma, psichiatra, pone l’accento sullo smarrimento che “vive una parte della città. Il capoluogo si ritrova senza il collante sociale garantito dalle istutuzioni, che hanno una funzione simbolica oltre a quella amministratativa. Qualcosa di forte è accaduto ed è come se sull’intera città fosse caduta un’ombra scura, costretta a vivere una situazione di sfascio e incertezza sul proprio futuro. A cadere è stata l’idea stessa della politica del bene comune. Uno smarrimento che è anche quello di una parte della città che si è identificata con quest’atteggiamento spavaldo nei confronti delle regole e perde dunque un riferimento costituzionale con cui si riconosceva, come è chiaro dagli schieramenti pro e contro Festa, a cui oggi assistiamo”