Le intercettazioni raccolte dalla Procura di Avellino nell’inchiesta “Dolce Vita” nei confronti dell’ex sindaco Gianluca Festa sono legittime e potranno essere utilizzate dagli inquirenti nel processo: la scarcerazione dell’ex sindaco, agli arresti domiciliari per 154 giorni, è sopravvenuta per il venir meno delle esigenze cautelari.
I giudici della Sesta Sezione Penale della Cassazione, presidente Gaetano De Amicis, relatore Ersilia Calvanese hanno depositato oggi le due sentenze relative alla decisione del 18 settembre scorso nei confronti dell’ex sindaco Gianluca Festa. Rigettate e in parte inammissibili i motivi relativi alle intercettazioni, accolti invece una serie di motivi posti dai difensori, Luigi Petrillo e Dario Vannetiello, quelli legati al depistaggio (il peculato non era motivo di ricorso) e alla vicenda della rivelazione del segreto d’ufficio per il concorso dei Vigili Urbani. Configurato un terzo comma e non quello contestato, per cui non poteva essere emessa misura.
Nella prima sentenza, quella relativa sia alla misura cautelare emessa il 18 aprile che alla successiva decisione del Tribunale del Riesame di Napoli che aveva confermato la misura stessa sono stati ritenuti “generici” i motivi legati alla presunta inutilizzabilita’ delle intercettazioni, anche quelli nuovi.Inoltre viene esclusa la gravita’ indiziaria perche’ non ci sarebbe un nesso sostanziale tra l’ufficio e le indagini. Per cui non era dimostrato il depistaggio. Annullati anche tre capi di imputazione contestati all’ex sindaco di Avellino Gianluca Festa , tra cui l’induzione indebita per il finanziamento ad Eurochocolate. Infine viene escluso che Festa potesse influenzare le indagini dopo che si era dimesso dalla carica di sindaco. Nella seconda sentenza i giudici motivano la scarcerazione di stato scarcerato per un difetto di esigenze cautelari e non per l’inutilizzabilita delle intercettazioni.
A poco più di un mese dalla sentenza della Corte di Cassazione, pronunciata il 18 settembre scorso, le motivazioni pubblicate oggi confermano dunque la correttezza delle procedure seguite nelle indagini da parte della Procura guidata da Domenico Airoma. La difesa di Festa anche nell’udienza davanti ai giudici della Suprema Corte, aveva invece sostenuto “il vizio di legittimità” sulla installazione di cimici, trojan e telecamere negli uffici del comune e nell’auto di Festa, oltre a contestare la trascrizione delle intercettazioni intercorse in particolare tra l’ex sindaco e l’architetto Fabio Guerriero, relative alle presunte dazioni di denaro ricevute da tre imprenditori in rapporto di lavoro con il comune.