“La gratitudine è tanta, questi dieci anni di sacerdozio sono stati un dono”. Spiega così don Luca Monti, il senso della celebrazione in programma questa sera, alle 19, nella chiesa di Sant’Ippolisto ad Atripalda, la parrocchia che guida da tre anni. Ad officiarla il vicario don Pasquale Iannuzzo. L’Irpinia per lui che viene da Magliano Sabina, in provincia di Rieti, gli è entrata dentro “Il mio paese è al confine con l’Umbria e il verde di questa terra mi ricorda spesso i paesaggi in cui sono nato. Ho imparato ad amarla profondamente”. Racconta di essere stato conquistato da ragazzo dal desiderio di santità, di dare un senso più alto alla propria esistenza, per essere ordinato sacerdote il 24 giugno del 2015, dopo aver concluso gli studi all’Università Salesiana di Roma “Sono arrivato in Irpinia, come seminarista alla chiesa di San Francesco alla Ferrovia, dove sono rimasto fino alla nomina come diacono, per poi approdare a Santa Lucia di Serino, come vice parroco e poi come parroco e infine ad Atripalda. Ricordo con emozione l’inaugurazione della Casa Museo intitolata a San Giuseppe Moscati a Santa Lucia di Serino ma quello che conta nel mio impegno di parroco non sono i progetti realizzati ma il lavoro apostolico quotidiano, l’evangelizzazione, la testimonianza di carità, a partire dal rapporto con i giovani e i bambini. Il mio impegno resta sempre un servizio e il servo sa che ci sono padroni più docili e altri meno docili”. Spiega come “In una realtà comunitaria come quella di Atripalda l’associazionismo è molto vivo e questo favorisce la partecipazione alla vita della parrocchia, possiamo contare, inoltre, su un laicato responsabile che ci aiuta a rispondere ai bisogni della comunità. In un tempo difficile come quello in cui viviamo è chiaro che crescono le richieste di aiuto da parte di chi vive una condizione di crescente disagio socio economico. Noi facciamo quel che possiamo per stare al loro fianco ma non è facile”. Sul disagio crescente dei giovani spiega come “Non mi piace quando vengono etichettati, chiedono solo ascolto, sono bombardati da una miriade di messaggi e informazioni, è facile per loro perdere l’orientamento. Ma ad Atripalda e in Irpinia ci sono tanti movimenti giovanili che lavorano bene”. Sottolinea il valore del Giubileo per ogni cristiano “con la parrocchia, insieme ad altri 3000 pellegrini del territorio, siamo stati a Roma per il Giubileo diocesano, una bellissima giornata di fede e condivisione, poi ho voluto rendere omaggio alla tomba di Papa Francesco e partecipare alla prima udienza di Papa Leone. Il nostro Pontefice è il pastore bello al servizio della Chiesa, una Chiesa che è tanto più forte quanto più le testimonianze di fede sono frutto di sacrificio e sofferenze, viviamo un tempo difficile e siamo chiamati a dare speranza ma sono convinti che la pace nasca dal cuore, da una buona coscienza. Ciascuno è chiamato a fare la propria parte per costruire un tempo di pace”. Ricorda come sono trascorsi nove anni dalla morte della sorella nella strage di Dacca nel 2016″Ogni volta che sento di attentati all’interno di una Chiesa riprovo lo stesso dolore. In quel momento mi sono trovato di fronte ad un bivio e ho scelto di lasciarmi segnare da questa storia per leggere cosa Dio avesse da dirmi in un dolore così forte. I conflitti in Medio Oriente non aiutano ma dobbiamo continuare a sperare in un mondo di pace”.
Un impegno, quello di don Luca, sottolineato anche dal sindaco di Atripalda Paolo Spagnuolo “Ad Atripalda, ti sei fiondato nel lavoro pastorale “matto e disperatissimo”. Cerchi di coinvolgere quotidianamente i fedeli, di riavvicinare le persone alla Chiesa, preoccupato che una persona priva dell’opportunità della Fede e dell’Eucarestia è una persona inutilmente a rischio. É ammirevole l’entusiasmo e la passione con cui svolgi il tuo ruolo: un grande esempio di amore per la propria comunità”