Lo strappo della Lega che si astiene sul decreto delle riaperture perché contrario al coprifuoco delle 22, e i contrasti sul Recovery Plan, sono il segnale che una maggioranza politica così eterogenea e senza accordi sulle cose da fare, che non ha il senso dell’unità per affrontare l’emergenza e nella quale ogni partito pensa alle prossime elezioni, alla propaganda e ai sondaggi, non può reggere ancora per molto. La Lega non può stare ancora a lungo con due piedi in una staffa con Salvini a fare il capopopolo e a guidare le proteste per non lasciare il monopolio alla Meloni e a Giorgetti che condiziona pesantemente il Governo; con il M5S che con Conte sta cambiando pelle e con il PD alla ricerca dei valori della sinistra che pensa ad un’alleanza che possa competere con la destra che, al momento, sembra favorita. Un governo di unità nazionale con i populismi, dove non c’è unità né coesione non potrà reggere a lungo e Draghi, che senz’altro è una risorsa per il Paese e la cui dirittura morale e competenza economica non è da mettere in discussione, ha bisogno di farsi le ossa e non mostra di avere la caratura politica di un De Gasperi, di un Moro o di un Berlinguer. E’ costretto, per mediare, a seguire la Lega e Forza Italia e infatti ricompaiono, molto discusse dagli scienziati, le riaperture a rischio e anche i condoni, i contrasti sull’Eco bonus, su quota cento e sui soccorsi in mare Riportare i populismi al Governo è stato l’ul – timo capolavoro di Renzi che se ne vanta: “Noi abbiamo fermato Salvini nel 2019 e creato le condizioni per il Governo Draghi nel 2021” (Repubblica, 19 aprile). E ancora: “Con Draghi è cambiata l’immagine dell’Italia nel mondo …. Se con il 2% siamo stati capaci di questo, si figuri cosa potremmo fare se solo avessimo l’8/10%?” E al Corriere ha detto: “Con il 2% abbiamo cambiato la storia, via Conte e imposto Draghi”. Viva la modestia! Ha infine aggiunto che non smetterà di fare politica …. e di cambiare la storia! E’ riuscito, infatti, con un colpo solo – anche se non ha agito da solo, ma facendo da apripista ai poteri forti- a riportare Salvini e Berlusconi al governo del Paese. Un Berlusconi squalificato e imperterrito a difendere le sua aziende e a difendersi dai processi facendosi ricoverare al San Raffaele nei giorni delle udienze! E’ a conoscenza di tutti cosa abbia fatto da segretario del PD, portandolo al minimo storico nelle ultime elezioni politiche e nel Governo, spaccando letteralmente il Paese con una riforma della Costituzione che gli è stata bocciata dei cittadini e una legge elettorale, la peggiore che si potesse immaginare che, se non verrà modificata, farà vincere le deste dei fascismi e dei populismi che stanno condizionando e inquinando le Istituzioni e che si stanno estendendo paurosamente in Europa, La causa principale del loro successo è la crisi dei partiti, delle loro ideologie e della rappresentanza popolare così come concepita dalla Costituzione. Esemplificazione del discorso politico, polarizzazione esasperata, peso crescente delle nicchie informative connaturate alla logica dei social, dove vero e falso si confondono, rappresentazione personalistica del popolo, interpretando e polarizzando i sondaggi, costituiscono uno dei mali oscuri dei nostri tempi e il substrato del populismo che vi nasce e prospera ed è allignato perfino in America con il “trumpismo” non scomparso con la sconfitta di Trump. Da noi il fenomeno non è stato ancora percepito in tutta la sua gravità e costituisce un grave vulnus alla democrazia parlamentare. La posizione sulle aperture generalizzate, finalizzate alla ripresa economica con la difesa di alcune categorie, che hanno legittime aspettative, comporta il sacrificio di migliaia di morti, come un rischio calcolato che non si ha il coraggio di rendere pubblico anche se qualcuno (Cazzola) lo dice apertamente: “Non si può mandare in malora tutto un Paese per tutelare solo una parte di esso” (il Fatto quotidiano del 24 aprile). I vecchi e i fragili possono anche morire qualche anno prima! Questo signore precorre i tempi: e passa dal fascismo al nazismo.
di Nino Lanzetta