E’ un riconoscimento all’Irpinia quello che consegna Pino Aprile con il suo nuovo volume “E’ finita l’Italia- E forse è meglio così”, edito da Piemme. Un riconoscimento alla forza dei versi del poeta di Nusco Giuseppe Iuliano che nella raccolta “Avanzano le nebbie”, in “A passo d’uomo” scrive “Qui è tornato il selvatico ma nessuno grida al lupo”. Versi che trovano spazio nel saggio di Aprile come citazioni in epigrafe insieme a poeti come Leon-Gontran Damas, fondatore del movimento letterario e politico della Negritudine o a Carlo Levi di cui Aprile riprende i versi di “Paura della libertà” “E anche noi non dovremmo cominciare da lì, da quel punto inesistente da cui nasce ogni cosa”. Poiché, scrive Aprile, da un secolo e mezzo i meridionali muoiono senza vedere la fine della Questione Meridionale…L’Italia unita mi piace ma alla pari; e la Questione Meridionale mi dispiace più di quanto piaccia l’Italia unita. Non voglio morire senza averne vista la fine…Per cui o finisce la Questione Meridionale o finisce l’Italia unita. E io ci voglio essere”. Aprile parte dalla consapevolezza che restano oggi più che mai 150 anni di menzogne e infamie da correggere. Del resto, era lo stesso Montanelli a scrivere che “forse, nata su dei plebisciti burletta, come quelli del 1860-61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere. Per me non è più la patria. E’ solo il rimpianto di una patria”. Poichè nè l’Italia unità, né l’Europa, rischiano di reggere alla spinta disgregatrice: divide et impera è una massima che i mercati finanziari conoscono bene. Del resto, la scelta di Iuliano non è casuale se è vero che il poeta di Nusco ha fatto dell’impegno civile, della denuncia di un Sud umiliato e insieme abbandonato il cuore della sua riflessione poetica