Costruire una società che accolga tutte le creature della terra, con le loro imperfezioni e le valorizzi per quello che sono, una ricchezza da difendere. E’ l’idea da cui parte la sociologa Antonella Festa nella sua raccolta “E l’orchipilenco?, edita dal Papavero, presentata al centro sociale di Contrada Ischia alla presenza di Gerardo Pepe dell’Associazione Persone Down e della professoressa Ilenia D’Oria, presidente Archeoclub Avellino. Un incontro, moderato da Floriana Guerriero, per ribadire la capacità della raccolta di parlare a grandi e piccini e porre l’accento sulle contraddizioni della società, un universo in cui l’Orchipilenco, questa creatura misteriosa già protagonista della prima raccolta di Antonella Festa, non si riconosce più e si limita ad osservare l’uomo nella sua miseria quotidiana, mentre compie salti mortali per sopravvivere. Una società dominata da sete di guadagno e attenzione al tornaconto personale in cui le Muse sono state messe da parte, gli dei cacciati dall’Olimpo, la disarmonia regna sovrana e appare impossibile trovare un centro di gravità permanente. Costanti i riferimenti ai cantautori così amati dall’autrice, da Dalla a Venditti, evidenti nelle citazioni di canzoni che caratterizzano i titoli delle poestrocche, come Antonella ama definire i suoi componimenti. Così “Il compleanno di Cristina” diventa occasione per parlare dei sogni svaniti dei giovani.
E’ Ilenia D’Oria a sottolineare come dalla raccolta emani una sinfonia speciale, capace di mostrare la luce che accomuna ogni essere umano. “Questa raccolta, attraverso l’uso della fiaba, ci chiede di riscoprire la meraviglia e guardare dentro noi stessi, perchè i conflitti arrivano da dentro di noi. Ma è anche un invito ad accogliere gli altri, come fa l’orchipilenco con il suo sguardo aurorale che sceglie di non giudicare. Antonella ci chiama ad un’assunzione delle nostre responsabilità, mettendo da parte la colpa, ribellandoci a convenzioni e stereotipi come Cenerentola che smette di aspettare il principe. La sua raccolta si fa specchio della varietà dell’animo umano che è l’essenza della letteratura”.
Gerardo Pepe si sofferma sullo sguardo benevolo dell’Orchipilenco che “osserva le debolezze dell’uomo, cercando sempre di comprendere, consapevole che le debolezze sono una risorsa da valorizzare”. Antonella Festa spiega il valore terapeutico della scrittura e la scelta di consegnare storie di figure che vivono ai margini, dalla casalinga frustrata a Giulia che sceglie di infischiarsene delle convenzioni e di dedicarsi alle sue passioni, fino alle donne migranti che non hanno trovato riscatto. “Sono riflessioni tragicomiche sul tempo in cui viviamo – prosegue Antonella – c’è in questi versi uno sguardo in cui si intrecciano malinconia e ironia, strumento per esorcizzare le paure e immaginare una società che non dimentichi le esigenze di chi è più fragile, a partire dai ragazzi speciali, i bambini down a cui Antonella Festa ha dedicato il suo impegno, insieme al marito Gerardo Pepe, che continuano a faticare per trovare il loro posto nel mondo “C’è bisogno di maggiore informazione e attenzione per garantire una vera integrazione e le opportunità a cui hanno dritto”