Sabato scorso, nell’ambito dell’ormai consolidata iniziativa “KAMPSA – L’assedio di Compsa”, è andata in scena la performance teatrale “Ego Compsanus Sum”, di Lucio e Salvatore Mazza da un’idea di Gerardo Chiancone, nell’ambito del progetto: “Itinerari Irpini tra cultura, storia, teatro e tradizioni”.
L’intervento è co-finanziato dal Poc Campania 2014-2020, rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura. Programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed enogastronomico di portata nazionale e internazionale Regione Campania con il comune di Conza e Gioventù Conzana. La figura di Stazio Trebio quest’anno ha lasciato il posto sulla scena a Publio Gavioe alla sua storia, ambientata durante gli anni del governatorato della Sicilia di Gaio Licinio Verre e ricostruita grazie ad un certosino lavoro di ricerca bibliografica, poi di stesura testuale e infine di azione performativa. Verre non fu mai a Compsa, ma a questo luogo di silenzio cristallino, dominato dal vento dell’ovest, fu legato per la sua avidità, la sua crudeltà, la sua scelleratezza.
Per suo volere, infatti, Publio Gavio, municeps Consanus, viene flagellato e crocifisso nella piazza di Messina, pur affermando i suoi diritti di civis romanus, pur invocando la libertà e la lex romana contro i soprusi del governatore dell’isola. ”Il nostro percorso di ricerca teatrale ha sempre tenuto vivo il bisogno di ricrearsi e rigenerarsi con nuove forme di narrazioni, anche quelle che attingono dal nostro passato di Irpini, perché siano sempre faro della creazione scenica – dice Salvatore Mazza-. La performance tende ad immaginare ciò che può essere accaduto non solo a Gavio, di cui racconta Cicerone nell’Actio quinta delle Verrine, ma in tutta la comunità di Conza alla notizia della sua ingiusta morte per crocifissione.
Nelle voci degli attori risuonano la tracotanza e l’empietà di Verre; iI dolore di una moglie in attesa di un figlio che non conoscerà mai il padre; l’incredulità della comunità conzana, vanamente fedele all’Urbe; lo sdegno di Cicerone che dall’alto del suo scanno grida “O dolce nome della libertà! Tutto è dunque precipitato così in basso che un cittadino romano è stato picchiato con verghe e messo alla croce?”. E, soprattutto, in quel “Civis romanus sum” potentemente pronunciato da Gavio, risuonano tutta la dignitas e la facies mitica, antropologica e sacrale dell’ hirpus: harpe tahè kyuì(dall’osco del “lupo che combatte per la libertà”) di una Storia che sarà nei secoli indistruttibile. Hanno preso parte alla performance gli attori: Salvatore Mazza, Andrea De Ruggiero, Felice Cataldo, Santa Capriolo, Laura Tropeano, Sabino Balestrieri, Pasquale Migliaccio, Umberto Branchi, Federica Avagnano, Luca Picariello, Roberta Buonavita, il piccolo Carmine Tropeano per la regia di Lucio Mazza.