“Ai sindaci chiediamo coraggio, unità e decisioni chiare: respingere gli aumenti, pretendere fondi straordinari, aprire subito un tavolo pubblico e difendere l’acqua come bene comune”. E’ l’appello che arriva dal Comitato Uniamoci per l’acqua, in presidio questo pomeriggio davanti alla sede dell’Alto Calore, mentre è in corso l’assemblea dei soci. Una protesta affidata a striscioni, cartelloni e a un documento consegnato ai sindaci e ao vertici dell’Alto Calore.
“La gestione sostenibile dell’acqua – si legge nella lettera – rappresenta una delle questioni più rilevanti del nostro tempo, da un punto di vista sociale, ambientale ed economico, al fine di garantire una fornitura sicura e affidabile al nostro Paese. Per fronteggiare la crisi occorre individuare opportunità e soluzioni adeguate ad assicurare a tutti i cittadini, all’agricoltura e all’industria un accesso equo e sostenibile all’acqua, tramite approvvigionamento e gestione della risorsa idrica in modo efficiente, analizzando le sfide attuali e future. Noi cittadini, riuniti nel Comitato Uniamoci per l’Acqua, denunciamo da oltre un anno i disservizi quotidiani, l’aumento delle bollette e la paralisi di Alto Calore Servizi”.
Si ribadisce come “Oggi l’assemblea dei soci ha davanti una responsabilità storica: i sindaci non possono più limitarsi a votare contro gli aumenti, ma devono assumere impegni concreti e unitari”. Di qui 5 proposte di azioni di policy che puntano a rendere il settore più efficiente.
1. A livello di infrastrutture e collettivo Investire nell’ammodernamento delle reti idriche obsolete è cruciale per ridurre le ingenti perdite d’acqua che si verificano ogni giorno. Allo stato attuale, come ben noto, esiste una forte dispersione idrica che può essere superata attraverso una serie di azioni che richiedono investimenti significativi nella modernizzazione delle infrastrutture. Oltre il 40% dell’acqua immessa nelle reti viene dispersa a causa di impianti obsoleti. Per questo è fondamentale attuare interventi come la sostituzione delle tubature e l’introduzione di sistemi di monitoraggio avanzati. È necessario, quindi, definire un quadro di investimenti adeguato alle esigenze, per passare “dall’emergenza all’efficienza idrica”.
2. Adeguamenti tariffari Non è accettabile introdurre aumenti ingiustificati delle tariffe, scaricando i costi sulle famiglie già afflitte dalla mancanza costante di acqua. Le tariffe sono elevate e il servizio offerto è inefficiente, con perdite idriche significative e interruzioni quotidiane. Un adeguamento tariffario senza alcun piano di investimenti per migliorare il servizio, senza una riduzione delle spese di gestione e senza misure concrete per affrontare la crisi, non è assolutamente accettabile.
3. Coinvolgimento nazionale ed europeo La Regione, da sola, non ha la forza finanziaria per affrontare l’emergenza idrica e strutturale. Occorre un intervento diretto del Governo con misure legislative mirate, azioni per mitigare i danni, il potenziamento delle infrastrutture idriche, l’aumento della resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e l’attivazione di fondi europei per le aree interne. Sono state recepite, infatti, direttive europee riguardanti la qualità dell’acqua potabile e il riutilizzo delle acque reflue, che stabiliscono standard minimi e obblighi di monitoraggio. Gli obiettivi sono: contenere gli effetti negativi della crisi idrica, accelerare la realizzazione di infrastrutture primarie, migliorare l’efficienza degli impianti, ridurre le perdite d’acqua e garantire la sicurezza e l’accesso alla risorsa idrica, soprattutto per quanto riguarda l’acqua potabile.
4. Riconoscimento istituzionale della priorità Irpinia Il Parlamento, su proposta dell’On. Gianfranco Rotondi, ha già approvato un Ordine del Giorno che impegna il Governo al finanziamento delle reti idriche. Questo è un atto importante, perché conferma che la nostra richiesta non è un’illusione, ma è già stata riconosciuta come priorità nazionale. Ora bisogna vigilare affinché si traduca in risorse concrete e cantieri immediati.
5. Gestione partecipata e trasparente Chiediamo che i sindaci, soci di ACS, aprano un tavolo pubblico permanente con cittadini, tecnici ed enti di controllo. Senza partecipazione e trasparenza non ci sarà mai fiducia. La crisi idrica è una problematica complessa che richiede un approccio integrato, capace di coinvolgere diversi livelli istituzionali e la partecipazione attiva di tutti gli attori interessati.
Il comitato sottolinea come “L’assemblea di oggi non può essere un altro appuntamento di scaricabarile. Ai sindaci chiediamo coraggio, unità e decisioni chiare: respingere gli aumenti, pretendere fondi straordinari, aprire subito un tavolo pubblico e difendere l’acqua come bene comune. Infine, il Comitato Uniamoci per l’Acqua conferma ancora una volta la propria convinzione che la gestione dell’acqua debba restare pubblica, facendo riferimento in particolare al Referendum del 2011, nel quale ventisei milioni di cittadini e cittadine hanno votato e scelto la gestione pubblica dell’acqua”