Sceglie il genere degli aforisimi per consegnare il suo sguardo sul mondo lo scrittore Maurizio Picariello. Lo fa con un libro prezioso, edito dal Papavero, “Esercizi di umanità” che si fa fin dal titolo appello a riscoprire i valori più autentici, dalla solidarietà al rispetto dell’altro e del pianeta. Il volume sarà presentato il 14 giugno, alle 18, alla cripta del Duomo, nel corso di un recital. E’ Picariello, capace di trasformare gli incontri con il pubblico in autentiche performance teatrali, a spiegare come “Si tratta del decimo libro, che arriva a distanza di quattro anni dall’ultimo lavoro pubblicato. E’ una raccolta che nasce dalla difficile esperienza del Covid che ci ha trasformato profondamente. Racconto la società in cui viviamo, la bellezza della natura, troppo spesso calpestata, mi interrogo su medicina e spiritualità per ribadire che non bisogna attendere ciò che può regalarci la vita ma bisogna andarle incontro”. Non risparmia strali all’universo dei social che domina il nostro quotidiano “Il risultato è che finiamo per perdere di vista il reale e attribuire più importanza all’universo virtuale, le relazioni, la ricerca del lavoro, le amicizie e gli amori sono affidate ai social ma soffriamo e ci emozioniamo come se tutto ciò fosse reale. Le stesse notizie sulla guerra sono filtrate dai media, siamo bombardati da immagini e informazioni che finiscono per farci perdere di vista ciò che accade realmente o per farci abituare all’orrore. Io ho scelto di ripartire dalle parole di Benedetto da Norcia, ‘china l’orecchio sul cuore e ascolta’, sono convinto che l’ascolto sia la vera virtù. So di apparire un moralista con le mie parole ma so anche di poter conquistare in questo modo l’attenzione di tanti che possono nutrire la curiosità di capire di cosa parlo”.
Spiega come “La natura è fondamento dell’esistenza ma l’uomo se ne è allontanato, siamo pronti a sfidare la natura in nome del progresso o pur di assecondare i nostri desideri. Non credo possano servire marce e scioperi del clima se non cambia il nostro modo di guardare al mondo, se non riscopriamo l’arte dell’empatia, dell’attenzione all’altro”. Sottolinea di credere in Dio “ma non piace la parola credente, preferisco definirmi vedente, perchè io vedo Dio, lo percepisco nelle cose. Sono convinto che la vita è spirito, la mia è una visione del mondo in cui entrano tutte le filosofie e religioni del mondo e le lezioni dei grandi maestro come Gesù”. Ribadisce come “si tocca con mano il profondo disagio che vivono tanti uomini e donne, un disagio che li spinge ad essere vendicativi e rancorosi . E’ su questo disagio che bisogna intervenire”. Sottolinea come “il mio è un tentativo di risvegliare le coscienze, di invitare i lettori ad acquisire consapevolezza della società in cui vivono, a pensare con la loro testa, a non essere schiavi del sistema. E’ quello che faccio io, pronto ad assumermi le responsabilità di ciò che faccio e dico e a pagarne le conseguenze. Quando mi trovo di fronte a un problema, cerco di prendere le distanze e di osservarlo con distacco in maniera da trovare una soluzione”
Picariello ci ricorda come la bellezza dell’universo sia nella sua pluralità, nell’unicità di ogni essere vivente, autentica ricchezza da difendere: “Anche se si riesumassero i miliardi e miliardi di esseri umani dalle tombe non trovereste due persone con simili impronte. Sei assolutamente unico. Sii un individuo, in divisibile. Non uniformarti. Non fare massa”. Ciò che conta, sembra dirci l’autore, sono le azioni quotidiane, di qui la necessità di praticare il bene, più che di teorizzarlo, poichè “C’è più Gesù in alcune vite, che in tutte le chiese del mondo messe insieme”.
Ribadisce più volta la necessità di costruire una società migliore, ricorda come i diritti siano troppo spesso calpestati, come prevalgano maleducazione, invidia e opportunismo e pochi abbiano il coraggio di esprimere le proprie idee, limitandosi ad attaccare chiunque abbia voglia di far sentire la propria voce, in un autentico gioco al massacro. Non ha dubbi l’autore “Io non conosco altro sentimento superiore nell’essere umano che la gentilezza”.