Di Gianni Festa
Sarò franco. Ho letto e riletto più volte il documento che i sindaci hanno consegnato al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in occasione dell’evento G7 a Mirabella Eclano. Mi è sembrata una disordinata lista della spesa, ferma nel tempo, ripetitiva e quanto mai carente di ogni proposta. Mi sono chiesto, non senza perplessità, ma è proprio questa l’Irpinia che vogliamo? Credo di no. Mi sono venuti in mente i Consigli comunali che si svolgevano nel capoluogo, Avellino, e le proposte che maturavano durante i dibattiti serrati. Oggi mi risuonano nelle orecchie le lezioni di Manlio Rossi Doria, che predicava la modernizzazione dell’agricoltura, l’uso produttivo delle vocazioni agricole, o quel dire con il ritmo lento alla craxiana di Cupolo o lo sguardo lungo sui quartieri della città di Federico Biondi. E potrei citare le riflessioni di Enrico Fioretti della destra moderata o di Achille Benigni sul valore delle libertà o ancora Italo Freda o Ciriaco De Mita e Nicola Mancino, il primo a difesa dello sviluppo dell’Alta Irpinia, il secondo proteso a recuperare le distanze tra fascia costiera e zone interne. E così via. No, non è nostalgia anche se il vissuto e le testimonianze mi consentono oggi un paragone dell’impegno frustrante rispetto al passato. Certo, c’è stata la cosiddetta stagione dei sindaci che aveva prodotto un salto di qualità rispetto alla stanca e ripetuta lamentazione sui bisogni delle comunità che non trovavano risposte. Poi, però, anche questo tempo si è consumato facendo buio pesto intorno al disegno di una nuova classe dirigente.
E oggi? E’ tempo di tenebre. Consegnare all’ottimo ministro Piantedosi, che conosce l’Irpinia girandola in bicicletta (quasi una metafora da offrire ai primi cittadini che gli chiedevano aiuto) un documento di richieste è stato questo un modo riduttivo di porre una questione, quella delle risorse idriche e delle reti fatiscenti, le cui responsabilità ricadono soprattutto sull’ allegra gestione di un ente, l’Alto Calore, che gli stessi soci primi cittadini hanno utilizzato per interessi personali o con assunzioni di parenti e amici o distraendo fondi destinati alla riqualificazione degli impianti. Così come chiedere maggiori impianti di videosorveglianza per la sicurezza dei cittadini, cosa buona e giusta, ma, mi chiedo quali telecamere potranno mai rilevare la diffusa illegalità che si consuma nelle stanze tra mazzette che segnano la corruzione o chiudere l’obiettivo di fronte ad una speculazione edilizia che uccide il verde in città e ingrassa la camorra? Cose note, che si finge di non vedere e che puzzano di complicità. Di qui la mia delusione per un documento che denuncia e non propone. Incapace del minimo sogno di sviluppo e di rinascita di una intera provincia, capoluogo compreso. Dire che il documento dei sindaci a me è apparso come un atto notarile è come offendere i notai che sanno bene cosa vogliono. Già, dimenticavo. Come lor signori possono fare proposte intelligenti se restano chiusi sotto il loro campanile senza un minimo di fantasia da trasformare in concretezza?