Memoria e ricerca, riflessioni e impegno per cambiare il territorio. Nella cornice del castello di San Barbato, si è volta un’importante conferenza stampa che ha presentato i risultati dello studio sull’impatto ambientale e rischio oncologico nell’Area Industriale di Pianodardine nella Valle del Sabato.
Nel ricordo di Barbato Mazzariello, scomparso 8 anni fa a causa di una rara forma tumorale. “A seguito della scomparsa prematura di Barbato – ha raccontato Franco Mazza, presidente ISDE e dell’associazione ‘Salviamo la Valle del Sabato’ – abbiamo organizzato una serie di iniziative, tra cui la nascita dell’associazione ‘Salviamo la Valle del Sabato’. Oggi siamo qui per concludere questo percorso con la presentazione dei risultati dello studio“.
Lo studio, che nasce da una borsa di studio messa in palio dalla famiglia Mazzariello presso l’Università degli studi di Salerno, è stato condotto dal Dott. Antonio Faggiano, che ha spiegato: “Lo studio – ha spiegato il dottor Faggiano – vuole mettere in risalto una zona, come quella della Valle del Sabato, che è piuttosto piccola e spesso trascurata rispetto ad aree più grandi e mediaticamente rilevanti, nonostante la presenza di una zona industriale fortemente sviluppata. Lo studio preliminare è un’analisi di rischio che mira a evidenziare quale sia l’esposizione degli abitanti dei comuni limitrofi alla zona“.
“Questo vuole essere un punto di partenza – ha aggiunto Faggiano – per future ricerche, che sicuramente saranno necessarie nella Valle del Sabato. Le incidenze tumorali maggiori per i maschi sono le neoplasie al polmone e alla prostata. I dati sono in linea con quelli dell’ASL di Avellino, escludendo i comuni della Valle del Sabato. Tuttavia, il punto focale dello studio non è l’incidenza in sé, ma l’importanza di attenzionare la zona. Prima di valutare le incidenze come numeri assoluti, è necessario esaminare attentamente i luoghi e le concentrazioni ambientali degli inquinanti. Gli studi devono partire da questo, prima di dare una risposta sull’incidenza stessa” ha concluso il ricercatore.
La direttrice sanitaria dell’Asl di Avellino, Maria Concetta Conte, ha tracciato un quadro generale di quella che dovrà essere la prevenzione: “L’Asl è chiaramente in prima linea per quanto concerne gli screening, che devono includere strumenti adeguati a individuare le patologie tumorali. Tutte le zone industriali in Italia sono a rischio elevato e richiedono attenzione. Attualmente, c’è un nuovo concetto che si sta introducendo nella medicina, quello della One Health, che considera non solo la malattia umana ma anche l’ambiente, il clima e gli animali come determinanti della salute. Il Covid ci ha insegnato molto in questo senso. L’attenzione deve essere non solo della singola ASL ma di tutta la Regione rispetto a queste malattie. La prima azione da intraprendere è la tutela dell’ambiente. Dobbiamo andare oltre gli screening facendo dei piani riguardanti gli insediamenti industriali, che siano coerenti, tenendo presente la salute delle persone che vivono lì intorno. Dobbiamo non solo focalizzarci sull’industria, ma su tutti i fattori che possono contribuire all’aumento dell’inquinamento ambientale“.
Tanti gli interventi dei relatori, dalla professoressa Oriana Motta al Dott. Francesco Sabbatino fino al presidente dell’Istituto Zooprofilattico Antonio Limone. È stata sottolineata quanto sia importante la prevenzione ambientale, ancor prima di quella oncologica. Dallo stile di vita di ogni individuo che piò impattare negativamente sull’ambiente circostante agli insediamenti industriali.