E’ la coscienza di un popolo pronto a difendere la libertà a caratterizzare il volume di “Francesco Ferrucci-Tragedia in endecasillabi in cinque atti” di Mario Ciarimboli junior. A confrontarsi nell’incontro, moderato dal direttore Gianni Festa, i professori Filippo D’Oria e Enrico Cuozzo. Ciarimboli riprende le scelte stilistiche della tragedia italiana e consegna un romanzo che strizza l’occhio al presente, ricostruiendo il sacrificio di chi non smise mai di credere negli ideali repubblicani. Nella Firenze del 1530 la Repubblica è sotto attacco. È compito di un giovane speranzoso salvarla dalle pretese e dai soprusi delle armate dell’Imperatore, chiamate dal Pontefice per ripristinare l’autorità decaduta dei Medici.
Ferrucci prese parte alla spedizione del visconte di Lautrec nel regno di Napoli, dove ritornò con le milizie guidate da Malatesta Baglioni, per combattere contro gli imperiali. Mandato dalla Repubblica di Firenze in qualità di commissario in Empoli con pieni poteri, seppe mostrare doti notevoli di capitano e di guerriero. Il 27 aprile 1530 riprese Volterra ribelle, respingendo gli attacchi di d’Avalos e di Maramaldo. Apparve presto come l’unica speranza di salvezza contro gli imperiali, ecco perchè fu chiamato al soccorso di Firenze assediata. Mentre il traditore Malatesta Baglioni impediva ai Fiorentini la sortita, il Ferrucci si scontrava a Gavinana con i nemici, che per sette volte furono respinti, perdendo anche il loro comandante d’Orange. Colpito a morte, fu tratto innanzi al Maramaldo, che l’uccise. Si narrò che F. dicesse “Tu darai a un morto”, o “Tu ammazzi un uomo morto”; in questa forma (com’è riferita da B. Varchi) la frase è divenuta famosa.
E’ lo stesso Ciarimboli a sottolineare come “Questo libro nasce per caso dalla richiesta di un mio amico appassionato di Risorgimento di scrivere un libro dedicato a Fieramosca o Ferrucci. Ho scelto Fieramosca e mi sono appassionato al personaggio. E’ stato naturale per me scrivere nella forma della tragedia, perchè mi sembrava quella più adeguata ad affrontare un argomento come quello della libertà”. Non ha dubbi Ciarimboli “Ferrucci è stato più di un condottiero di ventura, più di un capitano dell’esercito che combatte per la libertà e si rispecchia nell’ideale dell’unità nazionale. Si fa simbolo del riscatto di un popolo”. Inevitabile il riferimento al presente “Ho scritto il libro prima che scoppiasse la guerra in Palestina, mentre il conflitto tra Ucraina e Russia si faceva sempre più aspro. Ho rivisto in Ferrucci lo spirito di Zelensky che non scende a compromessi e rifiuta negoziati contro Putin, proprio come Ferrucci rifiuterà qualsiasi accordo con l’Impero o il papato, continuando a combattere per l’Unità dello Stato. A introdurre l’incontro il direttore Gianni Festa che ha evidenziato la sofferenza dei popoli privati dalla libertà e costretti a sottostare alla tirannia di un dittatore. Di spessore gli interventi di Filippo D’Oria che si è soffermato sulla metrica e sul ritmo che caratterizza la tragedia a partire da quella greca, mentre il professore Enrico Cuozzo ha ricostruito la stagione del Risorgimento, sottolineando come la figura di Ferrucci sia stata esclusa dai libri di testo, poichè legata al sogno repubblicano”. Eppure con il suo sacrificio per la difesa della Repubblica Fiorentina nella battaglia di Gavinana, Ferrucci divenne agli occhi dei patrioti italiani nel corso del XIX secolo una figura eroica ed un modello di comportamento nella lotta per la libertà, tanto da fare del di Gavinana nelle montagne pistoiesi meta di pellegrinaggi di italiani e di stranieri