di Vincenzo Sbrescia
Si sta chiudendo quest’intenso 2025, anno in cui si sono, tra l’altro, celebrati i 25 anni dalla morte dell’On. Fiorentino Sullo. Lo statista irpino spese la sua vita al servizio della Repubblica: da Deputato, da Ministro, da Consigliere di Stato. All’On. Sullo si è spesso fatto riferimento per il suo approccio riformista. Soprattutto si è fatto riferimento alla sua mancata riforma urbanistica che non fu varata per l’avversione dei costruttori (appoggiati da parte della stampa romana) e per la contrarietà della stessa Dc. Si è poi spesso fatto riferimento alla rottura che vi fu tra Sullo e i suoi ex pupilli capeggiati dall’On. De Mita. Meno spesso sono state vagliate le sue esperienze alla Costituente. Eppure, la rilettura di quella fase è utile per scorgere meglio la cifra morale, culturale e politica di una personalità che fin da giovane ha dimostrato capacità e visione, lasciando la sua impronta sulla Costituzione con il varo del regionalismo meridionalista (ex art. 119 terzo comma Cost.). Fu tra i fondatori della Dc irpina, divenne segretario provinciale e nel ’46 si candidò alla Costituente. Fu il secondo degli eletti (dopo l’On. Scoca, già Sottosegretario e insigne giurista). Divenne quindi il più giovane dei Padri della Repubblica (a soli 25 anni). Il suo nome è presente nella prima pagina dei lavori preparatori della Carta. Nonostante la giovane età, partecipò con autorevolezza al dibattito costituente, fornendo utili contributi di analisi e di proposta. Portò in quell’eccezionale consesso la sua cultura umanistica (già laureato in lettere a Napoli con il Prof. Adolfo Omodeo, stava, nel periodo costituente, conseguendo la laurea in legge). Portò con sé anche le sue esperienze associative (fu dirigente dell’Azione cattolica, guidò la FUCI irpina), ma anche le più impegnative esperienze belliche (fu Ufficiale delle Forze Armate e partecipò alle operazioni di guerra che si tennero in Sicilia), oltre che le prime esperienze politiche nella Dc (come segretario provinciale). Alla Costituente ispirò il suo impegno al pensiero meridionalista d’impronta dorsiana (Dorso tentò di convincerlo a seguirlo nel PdA). I suoi discorsi alla Costituente mostrano, ancora oggi, la modernità delle sue riflessioni. Riluce, tra gli altri, il discorso del 27 maggio del ’47. Si tratta di una lectio magistralis sulla Questione meridionale, sui mali della burocrazia e del notabilato locale. Egli, facendo riferimento, in primis, al pensiero di Dorso (che Sullo considerò sempre un maestro), confutando le teorizzazioni di Gramsci e condividendo l’autonomismo di Sturzo (con cui dialogò nel Comitato della Dc sul Mezzogiorno), analizzò i mali del Sud. Contestò le distorsioni centraliste, perorando l’attivazione delle Regioni che dovevano essere le fucine di nuove classi dirigenti forgiate sui problemi delle comunità. Dovevano diventare le leve per sollevare l’asfittica economia meridionale. Il discorso sulliano fu una pietra miliare del dibattito costituente dedicato al regionalismo. Dopo aver contribuito all’analisi dei vantaggi che sarebbero potuti derivare dal varo delle Regioni, riuscì ad incidere nelle battute finali del dibattito. Approfondendo, da diversi anni, i lavori preparatori della Costituzione sulle Regioni e il Mezzogiorno, è emerso un dato preziosissimo e quasi sconosciuto: fu di Sullo l’emendamento che permise il riconoscimento costituzionale della “Questione meridionale” all’art. 119 terzo comma della Costituzione; norma nella quale furono fissati gli obiettivi di valorizzazione del Sud Italia e dei territori insulari (“Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali”). È questa la traccia principale che egli lasciò nella Carta costituzionale, riuscendo a far declinare il regionalismo in chiave meridionalista. La concretizzazione della sua brillante iniziativa costituzionale dimostrò già allora il grande valore di questo autentico cavallo di razza della politica irpina e democristiana. Egli mostrò con i fatti la sua già raffinata abilità politica nel dare sostanza e contenuto alla sua lungimirante visione progettuale. Dopo la fase Costituente, Sullo fu in Parlamento fino al 1987 (saltando solo una legislatura). Fu anche più volte sottosegretario e ministro, oltre che maestro di una grande scuola politica irpina che ha espresso leader nazionali, alte cariche dello Stato e di Governo e che ebbe i suoi principali, storici allievi nelle figure dell’On. Ciriaco De Mita, dell’On. Gerardo Bianco, del Sen. Nicola Mancino e delle altre personalità (tra cui il più giovane On. Gianfranco Rotondi) che hanno raggiunto le altissime vette della politica e delle istituzioni portando l’Irpinia ai vertici del Governo e dello Stato. La sua fu una grande leadership politica (capace di cambiare il corso delle dinamiche socioeconomiche della provincia di Avellino grazie ad intuizioni e a opere infrastrutturali strategiche. A 25 anni dalla morte di Sullo, nello scorso mese di luglio è stato reso un encomiabile omaggio alla memoria dell’insigne statista ad iniziativa del Presidente della Fondazione Sullo On. Rotondi. La traslazione ad Avellino delle spoglie di Sullo fu l’occasione per celebrare uno dei costruttori della Repubblica. La figura di Sullo è stata costantemente ricordata oltre che dalla Fondazione Sullo dal Direttore Gianni Festa. Le sue testate e in primis “Il corriere dell’Irpinia” hanno contribuito, anche, in anni di sostanziale oblio, a tenere viva la memoria di un Padre della Patria. I valori che hanno ispirato la sua vita, la sua azione governativa, le sue battaglie costituiscono un patrimonio di tutti gli irpini; un tesoro da custodire e proporre alle nuove generazioni. Va ricordato e fatto conoscere quel giovanissimo intellettuale democristiano che, tra il ’46 e il ’48, svolse un’azione decisiva per sancire nella nostra amata Costituzione gli obiettivi di valorizzazione del Mezzogiorno e delle Isole.



