Una riflessione a tutto campo su crisi idrica e questione ambientale, a partire dalla centralità che riveste l’educazione delle nuove generazioni. E’ il senso dell’incontro promosso dal Circolo Lav e da Insieme per Avellino, tenutosi ieri nella cornice di Palazzo Caracciolo a Forino. E’ Fabio Galetta del Circolo Lav a porre l’accento sull’impegno che porta avanti il Circolo Lav per trasmettere ai giovani il valore della salvaguardia dell’ambiente. Un impegno concretizzatosi in un laboratorio di riciclo creativo destinato ai piccoli. “E’ necessario promuovere – spiega Galetta – una nuova consapevolezza del territorio, a partire dall’allarme lanciato dal procuratore Airoma che ha denunciato con forza i livelli elevati di inquinamento che caratterizzano l’Irpinia. Un dato che si affianca all’emergenza idrica che da mesi vive il territorio e che non riusciamo a fronteggiare”. E’, quindi, Giovanni De Feo, docente universitario e fondatore del metodo Greenopoli, a sottolineare l’impegno che lo guida nel sensibilizzare i più piccoli, attraverso laboratori e confronti nelle scuole, utilizzando il loro stesso linguaggio per insegnare loro a rispettare l’ambiente “Sono preghiere laiche che spero possano ricordare anche da grandi. E’ chiaro che c’è un problema culturale che dobbiamo vincere, insegnando il rispetto delle regole nel quotidiano”. Virgilio Caivano del Coordinamento dei Piccoli Comuni si sofferma sulle criticità che caratterizzano il sistema idrico in Irpinia “Dobbiamo fare i conti con una rete di invasi idrici non collaudati, una mancata programmazione, la lontananza della politica dai bisogni delle comunità del Sud. A ciò si affianca il dato relativo all’esaurimento delle riserve idriche, di qui la necessità di investire risorse per comprendere le ragioni del fenomeno a cui assistiamo e cercare di fornire risposte adeguate. E’ impossibile immaginare uno sviluppo del Sud, senza certezza dell’acqua”. Evidenzia le contraddizioni legate alla gestione della risorsa idrica da parte di Alto Calore, denunciate con forza dai comitati. E richiama la stagione della Cassa del Mezzogiorno “unico momento in cui Nord e Sud si sono uniti per favorire il riallineamento del Mezzogiorno a partire dalla realizzazione di infrastrutture. E’ evidente che i fondi del Pnrr non sono serviti a raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissi, come la coesione sociale. Penso alla difficoltà di realizzare una sanità territoriale sui nostri territori, di garantire servizi efficienti a partire da una mobilità, sanità e istruzione pubblica. Dobbiamo fare i conti con la mancanza di un piano di sviluppo delle aree interne e con i pericoli legati all’autonomia differenziata. Nè si riesce a contrastare in maniera adeguata la criminalità organizzata”.

Un incontro che sceglie di partire dall’indagine ambientale frutto dell’impegno della Procura e dell’Istituto Superiore di Sanità che consegna i dati relativi ai 296 siti potenzialmente contaminanti. “Il 51% della popolazione — circa 166.500 persone — spiega Pasquale Luca Nacca – entro un chilometro da uno o più di questi siti. La distribuzione è fortemente disomogenea. Tra i luoghi censiti figurano: 5 siti con abbandono illegale di rifiuti in scavi o su suolo; circa 50 concerie; 19 discariche comunali; 15 industrie agroalimentari; 11 autodemolitori; e circa 60 impianti di lavorazione dei metalli o attività metalmeccaniche”. De Feo mette in discussione pregiudizi legati a una visione stereotipata dal passato dell’Irpinia “in cui nell’agricoltura non era l’uso di sostanze tossiche” e mette in guardia dal rischio di diffondere informazioni poco corrette sui livelli di inquinamento nell’ambiente. Ricorda come con il termine di sostenibilità si parli di sostenibilità ambientale, sociale, economica, sottolinea come l’industria non è necessariamente sinonimo di inquinamento. Mette in guardia dalla demonizzazione del privato, se caratterizzato da una gestione onesta. “Dobbiamo costruire rispetto de beni comuni, essere aperti al cambiamento e non avere pregiudizi”



